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33 VICRAMÒRVASI. — ATTO III. I”. 2° Ciambellano. Chinava per vergogna lo sguardo, « Ah no ! » riprese : • Io compensar ben deggio con un atto cortese Quel prode mio compagno di vittorie, che stretto É a te, ninfa leggiadra, da un vincolo d'affetto. Anzi al Ragiàrsi invitto — poiché da te si vuole — Stringiti lieta, insino ch’egli abbia da te prole! Un cosi nobil tratto parmi ben degno invero Del sommo Indra, che legge dell’uomo nel pensiero. Ma d’andarne al maestro sarebbe tempo forse: L’ora della lavanda col ragionar trascorse, (tonno vìa). (finisce l'introduzione). (entra il CIAMBELLANO). A cumular le sue ricchezze intende Ogni buon padre dell'età nel fiore: Poi gravi de’ suoi pesi i figli rende, H si riposa il vecchio genitore; Sol per me non han tregua le vicende D’alzar, bassar la voce a tutte l’ore; £ chi alla cura d’una donna è addetto Peso più grave è a sopportar costretto! Del re di Casi la leggiadra figlia, Poi ch’è gii tutta in un suo voto assorta. Si mi dicea poc’anzi : « Alfin deposta ogni fierezza, or io Mandai la fida Nipunica al sire, Chè un voto vo’ compire; Or tu stesso l’invita in nome mio. » Frattanto qui mi toccherà aspettare Finché saran compiti I consueti vespertini riti : E pure è ver, quest’ora del tramonto Nella magion del re gioconda appare! Della pace notturna desioso Nella gabbia il pavon cerca riposo; E i culmini, e i colombi accovacciati Dintorno, in cima alla magion regale Gii son dal denso fumo avviluppati Che lento in su dalle finestre sale. Pel sacrificio della notte Tare Di novi fior si veggion coronare; Gii, con gli sguardi a’vari uffici intenti, S’aggruppano a vicenda intorn