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ATTO III. (entrano Duu Discepoli di Barata). i“ O mio fido Pailàva, tu sei stato finora, In compagnia di Bàrata, ncll’eccclsa dimora D’Indra, giacché il maestro te volle aver dallato; Del tempio d’Àgni a guardia qui invece io son restato. Via, dimmi un po’: il consesso divin fu soddisfatto Dell’opra del maestro? 2» Non ne so mente affatto; Ma Urvàsi, in questi e in quelli vari moti d’affetto, Nelle « Nozze di Làcsmi » (cosi quel dramma è detto Clic poc’anzi ha la diva Sarasvàti composto) Urvàsi non aveva, certo, il cervello a posto. i“ Insomma, le sarebbe sfuggito, a quanto pare, Qualche svarione ? 2» Errava spesso nel recitare..... i» E come? 2° A lei di Làcsmi toccò la parte, e quella Di Varimi alla ninfa Mènaca: c pur, quand’clla Fu da costei richiesta: » De’ tre mondi gli croi Qui stan con Indra; in quale riporre il cor tu vuoi? » i° Orbene? 2° a In Purusòttama », la ninfa dovea dire; Ma invece « In Pururàvasa » la si lasciò sfuggire ! i° Per fermo i nostri sensi sono schiavi del fato: E poi, dimmi, il maestro per questo fu adirato? 2° La maledisse. Invece, benigno Indra l’accolse. i° Davver? 2° SI a quella in pubblico Bàrata allor si volse: o A te ch’a’ miei precetti non hai prestato ascolto, A te d’ogni divina scienza il poter fia tolto. » Ma il sommo Indra che abbatte rocche e città, vedendo Quella vezzosa niufa che all’anatèma orrendo