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ATTO II. Pururàvasa. Manàvaco (tra n Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Manàvaco. Pururàvasa. Hai tu per avventura Svelato alcuna cosa Del mio segreto?... Ahimè ! Che dice mai I Mi son fatto beffar da quella trista Figlia di schiava, Nipunica, oh certo I Perchè m’avrebbe fatto 11 sir cotal dimanda ? Orben tu taci ? Ecco vedi : ho paura Che il tuo segreto non mi scappi via : É inchiodata cosi la lingua mia Che non può dar risposta ! Or si, va ben; ma intanto Che fare per distrarmi ? £ presto detto: Andiamone in cucina A far che cosa ? Il succoso banchetto Con cinque specie di vivande, adorno Di ghiotte e di squisite Confetture candite, E con giulebbe od altra leccornia Ogni malor varrebbe a cacciar vial Agli squisiti intingoli dappresso Tu — è ver — t’allegrerai ; Dimmi: io che son nel desiderio assorto D’un ben che forse non avrò giammai. Come potrei coll trovar conforto ? Che? Non ti sei tu messo Sulla via della ninfa? E che per questo? Vo’ dir, quel bene non è poi cotanto Conteso al tuo desire. É sovruman diletto L’essere preso della sua bellezza I Inver, più curioso Mi rendono i tuoi detti, amico mio : Fosse una cima, per beltà, costei, Siccome sono, per bruttezza, anch’io? Come farne un ritratto, affé, potrei ? Ella è cotal che adorna ogni ornamento, E ogni cosa gentil l’ha per modello; Tal quella ninfa è di beltà portento, Ch’è l’ideal di quanto al mondo è bello 1