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DELLA GEOQBAPIA POETICA 697
e fu detto anco «servo», perchè non sapevano dir «debole» (che rillasciò il dominio bonifcario de’ campi a’ plebei con portar loro la prima legge agraria, come sopra si è dimostrato i, onde forse funne fatto uccider da’ padri): perchè l’astuzia è propietà che siegue alla debolezza, i quali costumi erano sconosciuti alla romana apertezza e virtù. Che, invero, è una gran vergogna che fanno alla romana origine, e che di troppo offendono la sapienza di Romolo fondatore, non aver avuto Roma dal suo corpo eroi da creai- vi re, infino che dovette sopportare il regno d’uno vii schiavo: onore che gli han fatto i critici occupati sugli scrittori 2; somigliante all’altro, che segui appresso, che, dopo aver fondato un potente imperio nel Lazio e difesolo da tutta la toscana potenza, han fatto andar i Romani come barbari eslegi per l’Italia, per la Magna Grecia e per la Grecia oltramare, cercando leggi da ordinare la loro libertà, per sostenere la riputazione alla favola della Legge delle XII Tavole venuta in Roma da Atene ^.
1 Politica poetica, c. I. in fine (p. 519 sgg.) e e. III.
2 Cioè: gli eruditi, clie prendono per moneta contante tutto ciò che trovano in Livio in Dionigi.
’ Si veda per tutto ciò, nell’Appendice, il Ragionamento primo.