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696 LIBRO SECONDO — SEZIONE UNDECIMA — CAPITOLO PRIMO

perciò scambiarono iJ loro dio Fidio con l’Ercole de’ Greci, e, per lo giuramento natio «medius fidius», introdussero <c mehercule», «edepol», «mecastor». ^ Dipoi, per quella boria, tante volte detta, c’hanno le nazioni di vantar origini romorose straniere, particolarmente ove ne abbian avuto da’ loro tempi barbari alcun motivo di crederle (siccome, nella barbarie ritornata, Gian Villani narra Fiesole essere stata fondata da Atlante ^, e che in Germania regnò un re Priamo troiano 3), perciò i Latini volentieri sconobbero Fidio, vero lor fondatore, per Ercole, vero fondatore de’ Greci, e scambiarono il carattere de’ loro pastori poeti con Evandro d’Arcadia. In terzo luogo, le nazioni, ov’osservano cose straniere, che non possono certamente spiegare con voci loro natie, delle straniere necessariamente si servono. Quarto e finalmente, s’aggiugne la propietà de’ primi popoli, che sopra nella Logica poetica * si è ragionata, di non saper astrarre le qualità da’ subbietti, e, non sappiendole astrarre, per appellare le qualità appeUavan essi subbietti; di che abbiamo ne’ favellari latini troppo (a) certi argomenti. Non sapevano i Romani cosa fusse lusso: poi che l’osservarono ne’ tarantini, dissero «tarantino» per (6) «profumato». Non sapevano cosa fussero stratagemmi militari: poi che l’osservarono ne’ Cartaginesi, gli dissero «punicas artes» {e). Non sapevano cosa fusse fasto: poi che l’osservar ono ne’ Capovani, dissero «supercilitiin campanicum» per dire «fastoso» o «superbo». Cosi Numa ed Anco furon «sabini». perchè non sapevano dire «religioso», nel qual costume eran insigni i Sabini. Cosi Servio Tullio fu «greco», perchè non sapevano dir «astuto», la qual idea dovettero mutoli conservare •’^, finché poi conobbero i Greci della città da essi vinta ch’or noi diciamo;

(a) freschi e ’n conseguenza trop[)0 certi, ecc.

(6) «sfoggioso» e «profumato», ecc.

(e) per «maliziose» e «fraudolenti». Non sapevano, ecc.» Si veda p. 529, n. 2.

2 Storie fiorentine, 1,6-7, ove, per altro, non si parla di Atlante, ma di Attalante, pronipote di Giafet.

3 Ivi, 1, 17.

  • Si veda p. 254 sg.

^ Cioè: senza avere alcuna parola per indicarla.