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DELLA GEOGRAFIA POETICA 685

il dogma dell’immortalità dell’anima i. Così da alcun’India greca dovette Bacco venire dell’indico Oriente trionfatore (da alcuna greca terra ricca d’oro poetico), e Bacco ne trionfa sopra un carro d’oro (di frumento); onde lo stesso è domatore di serpenti e di tigri, qual Ercole d’idre e lioni, come si è sopra spiegato 2. Certamente il nome, che ’1 Peloponneso serba fin a’ nostri di, di «Morea» troppo ci appruova che Perseo, eroe certamente greco, fece le sue imprese nella Mauritania natia; perchè ’1 Peloponneso tal è per rapporto all’Acaia qual è l’Affrica per rapporto all’Europa. Quindi s’intenda quanto nulla Erodoto seppe delle sue pi-opie antichità (come gliene riprende Tacidide ^), il quale narra ch’i Mori un tempo furono bianchi *, quali certamente erano i Mori della sua Grecia, la quale fin oggi si dice «Morea bianca» 5. Cosi dev’esser avvenuto che dalla pestilenza di questa

1 Non si tratta di un dio Geta, sì bene dei Geti, popolo trace, tra i quali solamente (e non già fra tutti i Greci) Zalmoxi (e non Zaniolsci) riuscì, giusta la leggenda, mediante una gherminella, a introdurre la credenza nell’immortalità, che egli aveva appresa appunto dal contatto con gli altri Greci, e nientedimeno con Pitagora» di cui un tempo sarebbe stato servo. Herod., IV, 93-90, e cfr. Platone, Charmid., p. 156 d. Strabone, VII, 5, p. 297; Diog. Laert., Vili, 2

2 Si veda p. 444.

8 Tucidide dice soltanto di non voler narrare la storia «(bg KOvqz’x.L» e «d)g Xoyoypd^oi», ma da storico (1,21,1), quantunque egli sappia bene che le cose da lui narrate, appunto perchè prive di favole, diletteranno meno i.1, 22, 4); ma né nel primo né nel secondo luogo nomina Erodoto. Senonché gli Scholia, ad 11. ce, hanno, rispettivamente: «AoyoYpot^ot’] atvtxTSxat xòv ’HpóSoxov», e «Tó |j,yj (lu9(55sg aùxóóv] tzóXvì upòg ’HpóSoxov [aìvtxxsxai]». Ma il V., forse, pensava al passo riferito a p. 102, n. 2

  • Erodoto non afferma in alcuna parte che i Mori una volta fossero bianchi. Semplicemente

Plinio, N. H., V, 8, dice: «Interiori autem amhitu Africae ad meridiem versus, superque Gaetulos, intervenientibiis desertis, primi omnium Libiiaegyptiiy deinde Leucaethiopes habitant». Al che l’ilarduin postilla: «AsuxatGiÓTieg, albi Aethiopes, Plolemeo, lib IV, cap. 6, et Agalliemero, Geogr., lib. /, cap. 5; nempe quia ceteris candidiores’sunt». — Cfr. anche Ezechiele Spanheim nel suo cemento a Callimaco, a proposito del v. 11 dell’inno a Cerere («sax’ STtì xtbg [JiéXavag [AìGtOTcag] xai òncf. xà ypóosa |jiàXa»), in Callimachi Hymni, epigrammata et fragmenta, ecc., a cura di Gio. Augusto Ernesti (Lugd. Batavorum, 1701), II p. 754.

’ Il nome di «Morea j fu dato al Peloponneso nel medio evo, al tempo della quarta crociata, a cau.sa del gran numero di gelsi mori cln’vi fiorivano.