Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/99


occasione di meditarsi quest’opera 5

sarei oppresso dall’invidia. Ma, con tutto ciò, essendosi il signor conte fermo in tal suo proponimento, io, oltre di essermene protestato da Roma per una via del signor abate Giuseppe Luigi Esperti1, me ne protestai altresì da Venezia per altra di esso padre Lodoli, il qual aveva io saputo da esso signor conte che vi promoveva la stampa e del di lui Progetto e della nostra Vita, come il padre Calogerà, che l’ha stampato nel primo tomo della sua Raccolta degli opuscoli eruditi, l’ha pubblicato al mondo in una Lettera al signor Vallisnieri2, che vi tien luogo di prefazione; il quale quanto in ciò ci ha favorito, tanto dispiacer ci ha fatto lo stampatore, il quale con tanti errori, anco nei luoghi sostanziali, n’ha strappazzato la stampa. — Or, nel fine del catalogo delle opere nostre, che va in piedi di essa Vita, si è con le stampe pubblicato3: «Principii d’una Scienza nuova dintorno alla natura delle nazioni, che si ristampano con l’Annotazioni dell’autore in Venezia».

Di più, dentro il medesimo tempo, avvenne che dintorno alla Scienza nuova ci fu fatta una vile impostura, la quale sta ricevuta tra le Novelle letterarie degli Atti di Lipsia del mese di agosto 17274, che non contiene altro di vero ch’una per noi glo-



  1. «Patrizio della città di Barletta, dimorò molti anni in Roma, ove con molta lode si distinse facendo l’avvocato. Indi fu promosso alla prelatura» (Villarosa, I, p. 230). Il V., che gli era molto amico, se ne serviva come di suo corrispondente romano. A lui infanti détte l’incarico di distribuire a Roma parecchie copie della SN1 (cfr. Croce, p. 98).
  2. In questa Lettera si dice, per l’appunto: «Il sig. conte [di Porcia], assieme col Progetto, ci avanza ciò che ha scritto de’ propri studi il sig. Giovambattista de Vico, napoletano letterato, di quella vasta erudizione e di quella propria maniera di pensare, che, per tante belle opere date alla luce, è già nota a tutti. Scelse il sig. conte questo tra tanti, che fin ad ora han fatto nelle sue mani simiglianti componimenti capitare; e credo che una scelta tale non potrà meritare che la pubblica approvazione. E qui mi trovo in debito, illustrissimo sig. cavaliere, di far palese a voi ed al pubblico la somma modestia del sig. Vico. Il quale, non solamente pregò con lettera il sig. conte, ma gli fece anche, per mezzo del sig. abate Esperti in Roma e del p. Lodoli in Venezia, replicare l’istanze perchè non volesse con tanto onore esporre nel primo luogo la sua fatica. Ma il merito dell’autore ha fatto che il conte ogni riguardo trascuri, e si persuade che il sig. Vico non prenderà che in buona parte qualunque risoluzione dallo stesso presa in questa occasione».
  3. P. 256.
  4. P. 283. In un esemplare conservato nella Nazionale di Napoli, in margine all’anonimo articolo che dètte tanto dolore al V., è scritto: «G[iovanni] B[urcardo] Mencken».