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lxxviii | introduzione dell’editore |
e maligna vanità da eruditucci di provincia, deve renderci
ancora più piccini e spingerci a guardare con raddoppiato senso di venerazione a quell’uomo veramente straordinario; il quale, movendo da documenti alterati, mutilati e falsificati dalla sua stessa fantasia (condizione assai peggiore di chi disponga di documenti guastati per opera altrui), e sfornito di tante qualità naturali, indispensabili per compiere l’ufficio di storiografo, seppe, con la sola forza del suo genio, assurgere a una costruzione storica di cui non si sa se ammirare maggiormente la vasta grandiosità o la profonda verità delle linee generali.
Soltanto se indirizzate a questo scopo, le nostre note potevano riuscire proficue; ed è perciò che dal canto nostro non abbiamo risparmiata fatica perchè fossero il meno indegne della grande opera a cui si riferiscono. Dire che ne siamo pienamente contenti, sarebbe asserire cosa contraria al vero, giacché fin da ora, quantunque giunti appena alla metà del lavoro, ci accorgiamo di lacune e imperfezioni che vanno riempiute o ritoccate. Ma ci è di scusa e conforto al tempo stesso la considerazione che lavori di simile genere non possono esser condotti a una relativa completezza e perfezione in una sola volta; e che, se prima di accingervisi bisogna guardare solamente in avanti, ossia mirare alla perfezione assoluta, è pur lecito, a lavoro compiuto, dare un’occhiata indietro, ossia, considerando a ciò che hanno fatto coloro che ci hanno preceduti nel medesimo campo, consolarsi col riflettere d’aver progredito di qualche passo. D’altronde auguriamo a noi stessi e anche a quella larga conoscenza del Vico fra tutte le persone colte (ch’è stato lo scopo precipuo di questa nuova edizione della Scienza nuova e delle varie pubblicazioni vichiane che escono con essa) di esser presto costretti a imprendere una ristampa del lavoro, per la quale invo-