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IV. di questa edizione lxxi

spendentealla redazione cui esso appartiene, affinchè il lettore possa scorgere a colpo d’occhio che esso non fa parte di quella definitiva1.

Una sola cosa la nostra edizione non contiene di quelle date dal Ferrari a questo proposito: la tavola, anzi le due tavole, a cui si è innanzi accennato2. La ragione è ovvia. Riprodurre puramente e semplicemente quelle dell’editore milanese, in cui l’esame comparativo è limitato alla SN2 e SN3, non era possibile. Avremmo quindi dovuto o suddividere ciascuna tavola in tante tabelle quante sono le redazioni della Scienza nuova, oppure ricorrere all’elegante espediente di ripartire ogni tavola in un numero corrispondente di colonne. Nell’uno e nell’altro caso avremmo durata una fatica improba, aumentato il libro d’un non esiguo numero di pagine, incontrate chi sa quante difficoltà d’indole tipografica; e tutto ciò per raggiungere uno scopo d’assai dubbia utilità. L’essenziale era di dare integra la seconda Scienza nuova: le tavole sul tipo di quelle del Ferrari son di quei raffinamenti, i quali, di certo, non guastano, ma che, dopo aver cagionata una perdita di tempo infinita, si scopre quasi sempre che, a conti fatti, non servono a nulla.

Ed eccoci finalmente a discorrere delle nostre note. Di un cemento perpetuo alla Scienza nuova non si era finora fatto il tentativo, tranne che (nella misura limitata che s’è vista) dal Weber; sicché bisognava quasi costruirlo ex novo. Occorreva anzi tutto stabilirne l’indole. Taluno forse avrebbe desiderato veder corredata questa nostra edizione di un largo apparato filosofico. Ma, lasciando stare che un cemento di tal sorta non era consentite dalle



  1. Per distrazione la sigla CMA4 fu omessa a p. 1, accanto al titolo: Occasione di meditarsi quest’opera.
  2. Si veda più sopra, pp. lv, n. 4, e lvi.