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lxviii | introduzione dell’editore |
delle redazioni anteriori. Abbiamo visto ciò che fece il
Ferrari nelle sue due edizioni. Il nostro compito era alquanto
più complesso. Abbiamo anzi tutto, come lavoro preparatorio, collazionato CMA1 con SN2; CMA2 con SN2 e CMA1; CMA3 con SN2, CMA1 e CMA2; e CMA4 con SN2, CMA1, CMA2 e CMA3 per istabilire con esattezza ciò che ciascuna redazione (in ognuna delle quali, come s’è detto, è rifusa una parte delle precedenti) contiene di veramente nuovo di fronte a quelle che hanno più antica data. Finalmente, abbiamo collazionato SN3 con SN3, e con gli spogli ottenuti, mercè l’anzidetto confronto, da CMA1, CMA2, CMA3 e CMA4; riuscendo così ad assodare quali e quanti brani erano stati soppressi o sostanzialmente mutati nella redazione definitiva (giacché, seguendo in ciò l’esempio del Ferrari, abbiamo creduto inutile tener conto delle varianti meramente formali), e in quale delle redazioni a questa precedute essi erano primamente comparsi. Confessiamo che un lavoro di cotal genere, che abbiamo rifatto due volte, nell’apparecchiare il manoscritto e, per controllo, nella revisione delle bozze (e ci auguriamo che non ci sia sfuggito nulla d’importante), ha quasi prodotto su noi lo stesso effetto che la lettura dei libri di cavalleria sul povero don Chisciotte: quello cioè, secondo l’immaginosa frase del Cervantes, di seccarci, almeno momentaneamente, il cervello. Ma miglior premio non ne potevamo raccogliere; giacché quale più bella soddisfazione per un editore vichiano, che offrire una Scienza nuova per un buon terzo inedita o almeno ignorata?
Senonché era tutt’altro che facile, a lavoro compiuto, d’esibire il risultato delle nostre indagini in modo tale, che raggiungesse, nello stesso tempo, i vantaggi della concisione, della perspicuità e della completezza. Dopo aver tentati vari sistemi, ci siamo convinti che il migliore