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lvi introduzione dell’editore

tra l’edizione del Ferrari e quelle che la precedettero è enorme. Il testo, a dir vero, non è troppo migliorato, né anzi, è esente qua e là da qualche arbitraria correzione; ma è accompagnato da un apparato critico, che ne fa crescere assai il valore. «Nello stampare la seconda Scienza nuova — dice il Ferrari1 — abbiamo seguito l’ultima edizione del 1744; ma non ci siamo accontentati di questa lezione, a cui si limitarono tutte le edizioni antecedenti: abbiamo notato tutte le varianti dell’edizione del 1730 e tutte le aggiunte inserite in quella del 1744: così ogni lettore potrà assistere allo spettacolo delle ultime idee di Vico, vedere in qual modo il suo sistema andava continuamente soggiogando nuovi fatti, in qual modo egli stesso si avvedesse di avere naufragato contro la realtà isterica; e potrà conoscere le intime esitazioni delle idee e dell’orgoglio di Vico dinanzi all’indifferenza de’ suoi contemporanei. Perchè riuscisse facile di attendere a questo movimento del pensiero di Vico, abbiamo stese due tavole, l’una de’ brani della seconda esclusi dalla terza edizione della Scienza nuova che abbiamo sempre riportati in calce come varianti, segnati con lettere alfabetiche; l’altra de’ brani inseriti nell’edizione del 1744 in aggiunta alla stampa del 1730». — Questo lavoro è condotto con sufficiente diligenza. Di certo, il non essere allora conosciuta la più importante delle redazioni intermedie (CMA3) il non aver potuto il Ferrari, per la lontananza da Napoli, tener conto di CMA4, di cui aveva conoscenza mediante l’opuscolo del Giordano, dal quale riproduce i due brani da questi pubblicati; l’avere per distrazione, in questa prima edizione, trascurato anche CMA1 e CMA2 ed eseguita in generale la collazione tra SN3 e SN2 con una certa frettolosità, la quale gli fece sfuggire



  1. Prefaz., p. xxvi.