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xlviii introduzione dell’editore



III



La terza Scienza nuova ebbe destino ancora più avverso della prima e della seconda. A una certa conoscenza superficiale e diffusione di queste contribuirono in qualche modo la fama che il Vico godeva anche di là dal Tronto, se non come filosofo, almeno come decano dell’università napoletana e uno degli uomini più dotti del suo paese; appoggio che alla nuova edizione, raccomandata soltanto alla filiale pietà di Gennaro Vico e al ricordo che serbavano del maestro scolari fatti più per amarne il cuore caldo e affettuoso che per intenderne la mente vasta e profonda, mancò. Gli esemplari dell’opera, un po’ donati, un po’ venduti, s’andarono esaurendo lentamente, fino a diventare rarissimi1; senza che in quel paese, che pur era stata la culla della filosofia italiana, si riuscisse a condurne a termine, per tutto il resto del secolo decimottavo, una sola ristampa. Un disegno di riprodurla, a dir vero, fu fatto, non si sa con precisione in quale anno, ma forse verso il 1760, dai pochi vichiani superstiti2; quando cioè il libraio Michele Stasi, per consiglio «doctissimorum quorumdam virorum», affidò a Gennaro Vico l’incarico di ripubblicare le opere prin-



  1. Un esemplare si vendeva già nel 1776 per 6 ducati (Croce, Bibliogr., p. 47. n). Inoltre nel principio del sec. XIX, «fattosi raro piuttosto che trascurato il libro della Scienza nuova, l’illustre raccoglitore degli Economisti italiani, Pietro Custodi, ardendo di possederlo, tutto lo volle con un suo amico e compagno di studi trascrivere (ediz. Ferrari 2, prefaz. degli editori, p. vi).
  2. Croce, Bibliogr., pp. 29-30.