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298 LIBEO SECONDO SEZIONE SECONDA CAPITOLO QUARTO
famiglie, essi si appellarono «padri» (lo che forse diede motivo alla volgar tradizione (a) ch’i primi uomini potenti della terra si fecero adorare per dèi) (b); ma per la pietà dovuta ai numi, quelli i numi dissero «dèi», e appresso anco, presosi gli uomini potenti delle prime città il nome di «dèi», per la stessa pietà, i numi dissero «dèi immortali», a differenza dei «dèi mortali» ch’eran tali uomini. Ma in ciò si può avvertire la goffaggine di tal giganti, qual i viaggiatori narrano de los Patacones. Della quale vi ha un bel vestigio in latinità, lasciatoci nell’antiche voci «pipulum» e «pipare» nel significato di «querela» e di «querelarsi», che dovette venire dall’interiezione di lamento «pi, pi»; nel qual sentimento vogliono che «pipulum» appresso Plauto 1 sia lo stesso che «ohvagulatio» delle XII Tavole 2, la qual voce deve venir da «vagire», ch’è propio il piagnere de’ fanciulli (e). Talché è necessario dall’inteinezione di spavento esser nata a’ Greci la voce «naidv», incominciata da «^tai»; di che vi ha appo essi un’aurea tradizione antichissima: ch’i Greci, spaventati dal gran serpente detto Pitone, invocarono in loro soccorso Apollo con quelle voci: «tw nativ»^ che prima tre volte batterono tarde, essendo illanguiditi dallo spavento, e poi, per lo giubilo perch’avevalo Apollo ucciso, gli acclamarono, altrettante volte battendole preste, col dividere l’«w» in due <s.» e ’1 dittongo «ai» in due sillabe 3. Onde nacque naturalmente il verso eroico
(a) [CitfA^] della quale parlocci sopra Lattanzio nelle Degnità, ch’i primi uomini, ecc.
[h) CMA^] ì numi si presero i titoli di «dèi» e «dèe», che lor appresso restarono. Ma in ciò, ecc.
(e) [CMA^ perchè nelle Degnità dicemmo i primi autori delle nazioni esser stati i fanciulli del mondo. Talché, ecc.
^ Aulul., vv. 398-9, in cui Congrio dice: «/ia?ne bene amet laverna, te iam, nisi reddi | Mihi vasa iubes, pi pula heic disferani ante cedeis».
2 Fest., ad V.: ^Vagulatio in L. XII significat guastionem cum convicio: t Cui testimoniuìn defuerit, is tertiis diebus ob portum obvaguìatum ito».
3 Giova riferire il pa.sso esatto di Ateneo, XV, 62, p. 701, a cui evidentemente il
V. si riferisce, ma non senza mutarne il contenuto: «KXéap)(Og 6 SoXeùg
Èv Tù> npoxépoì Eetiì IIapoi|j.i.(tìv — Ty)v A7ji:(b — cpy;aiv — ix XaX, x’.5og zfiz Eùpoiag ’avaxoiit^ouaav eìg AsXcpoùg ’AmóXXiova xai’Apxsiiiv