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260 libro secondo - sezione seconda - capitolo terzo

lone fu fatto autore di quel celebre motto «Nosce te ipsum»1, il quale, per la grande civile utilità ch’aveva arrecato al popolo ateniese, fu iscritto per tutti i luoghi pubblici di quella città; e che poi gli addottrinati il vollero detto per un grande avviso, quanto infatti lo è, d’intorno alle metafisiche ed alle morali cose; e funne tenuto Solone per sappiente di sapienza riposta e fatto principe de’ sette saggi di Grecia. In cotal guisa, perchè da tal riflessione incominciarono in Atene tutti gli ordini e tutte le leggi che formano una repubblica democratica, perciò, per questa maniera di pensare per caratteri poetici de’ primi popoli, tali ordini e tali leggi, come dagli Egizi tutti i ritruovati utili alla vita umana civile a Mercurio Trimegisto, furono tutti dagli Ateniesi richiamati a Solone2.

II

Cosi dovetter a Romolo esser attribuite tutte le leggi d’intorno agli ordini.

III

A Numa, tante d’intorno alle cose sagre ed alle divine cerimonie, nelle quali poi comparve ne’ tempi suoi più pomposi la romana religione.

IV

A Tullo Ostilio, tutte le leggi ed ordini della militar disciplina.



  1. Il motto è variamente attribuito a Talete, a Feuconoe e a Cheilone, che a ogni modo lo fece suo: cfr. Diog. Laert., I, c. 1, n. 13.
  2. Da qui alle prime righe del § 5, il V. ebbe presente il seguente brano di Tacito, da lui stesso citato (Ann., III. 26): «Hæ [leges] primo rudibus hominum animis simplices erant: maximeque fama celebravit Cretensium, quas Minos; Spartanorum, quas Lycurgus; ac mox Atheniensibus quæsitiores iam et plures Solon perscripsit. Nobis Romulus, ut libitum, imperitaverat: dein Numa religionibus et divino iure populum devinxit: repertaque quædam a Tullo et Anco: sed præcipuus Servius Tullius sanctor legum fuit, quis etiam reges obtemperarent»