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tropi, mostri e trasformazioni poetiche 255

bietti; onde con la lor Logica dovettero comporre i subbietti per comporre esse forme, o distrugger un subbietto per dividere la di lui forma primiera dalla forma contraria introduttavi. Tal composizione d’idee fece i mostri poetici (a); come in ragion romana, all’osservare di Antonio Fabro nella Giurisprudenza papinianea1, si dicon «mostri» i parti nati da meretrice, perc’hanno natura d’uomini insieme e propietà di bestie a esser nati da’ vagabondi o sieno incerti concubiti; i quali truoveremo essere i mostri i quali la Legge delle XII Tavole (nati da donna onesta senza la solennità delle nozze) comandava che si gittassero in Tevere.

VII


La distinzione dell’idee fece la metamorfosi; come, fralle altre conservateci dalla giurisprudenza antica, anco i Romani nelle loro frasi eroiche ne lasciarono quella «fundum fieri» per «autorem»


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(a) di che abbiamo nella ragion romana ch’ogni padre di famiglia romano ha tre capi, per significare tre vite; perchè «vita» è termine astratto e ’l capo è la più cospicua sensibil parte dell’uomo, onde gli eroi giuravan per lo capo per significare che giuravano per la vita. Le quali tre vite erano: una naturale della libertà, un’altra civile della cittadinanza, la terza famigliare della famiglia. — La distinzione dell’idee, ecc.



    s’è così, egli ne darà un grande argomento per la discoverta del vero Omero che si farà nel terzo di questi libri, e che l’Omero dell'Iliade fu a’ tempi della Grecia generosa, aperta, magnanima, e sì, molto innanzi dall’Omero dell’Odissea, la qual è tutta piena delle simolazioni e doppiezze d’Ulisse

  1. Iurisprudentiæ papinianeae scientia, ad ordinem institutionum imperialium efformata, in qua universum ius civile nova methodo ad propria indubitata sua principia reftrtur, et ex iis durissime ac certissime demonstratur. opus Antonii, Fabri I. C. Sebusiani, sereniss. subaudice ducis consiliaris, in sabaudiensi curiasenatoris et in gebennensis ducatus auditorio praisidis. ad illustriss. et excellentiss. principem henricum a sabaudia, gebennensium et nemorosii ducem (coloniæ allobrogum. ap. petium et jacob. chouet, m. dc. xiv.). ma né nel tit. i, princ. i, illat. iii (de iis qui contra formam humani generis converso more nascuntur, p. 89), né in altre parti del libro si accenna alla definizione data dal V.