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della logica poetica 249

mune alle loro spezie o individui (come d’Achille, un’idea di valore comune a tutti i forti; come d’Ulisse, un’idea di prudenza comune a tutti i saggi); talché sì fatte allegorie debbon essere l’etimologie de’ parlari poetici, che ne dassero le loro origini tutte univoche, come quelle de’ parlari volgari lo sono più spesso analoghe (a)1 E ce ne giunse pure la diffinizione d’essa voce «etimologia», che suona lo stesso che «veriloquium»; siccome essa favola ci fu diffinita «vera narratio» (b)2 3.



  1. (a) quali contese Cesare esserlo ne’ suoi libri De analogia, che scrisse contro Catone1, che si era attenuto alla parte opposta ne’ libri De originibus; e ce ne giunse, ecc..
    1. I due libri dispersi De analogia, dedicati a Cicerone, non furono scritti contro Catone. L’errore del V. derivò forse dall’avere frettolosamente letto un passo di Svetonio (Iul., 56): «Reliquit et De analogia libros duo» et Anticatones totidem».
  2. (b) [CMA4] Talché essendo l’etimologie quelle che ne danno l’origini delle voci, e le favole furono le prime voci ch’usò la gentilità, le mitologie poetiche sono appunto quelle che qui noi trattiamo, che ne danno le vere origini delle favole. [SN2] questa è la Periermenia, o interpetrazione dei nomi; parte dì questa Logica poetica, dalla quale doveva quella di Aristotile incominciare.
  3. Come probabile fonte del V. in quest’ultimo capoverso il Garofalo, p. 155 n., addita (traendo anche lui la conseguenza che il V. sia plagiario) due brani di Ermanno von der Hardt, Detecta mythologia Græcorum (Lipsiae, 1736), præf.; brani che riferisco a semplice titolo di curiosità, giacché mi pare difficile che il V., ch’era sempre così lieto di trovare in altri scrittori, magari interpetrandoli a suo modo, un addentellato qualsiasi per citarli a sostegno delle sue teorie (cfr. Croce, op. cit., cap. 153), abbia avuto conoscenza di questo libro, che non sono riuscito a trovare in nessuna pubblica biblioteca napoletana.— «Fabulis scatet orbis... Mythologia, historia symbolica. Perelegantes mythi ex antiqua historia. Prædulcis historia in argutis mythis... Mythus elegans historia». — «Fabulæ vox quædam honesta et civilis pro «recensione». Historia fabula erat. Confabulari, sermocinari. Ætas degener in vitium traxit voces et res honorificas. Fabulas dixit figmenta. Externa species, figurarum usus, ficta et piota, unice considerata, neglecto scopo latente, unicum genuit «fabulæ» nomen. Fabula itaque pro vulgi iudicio et formaforis apparente: historia pro scriptorum scopo et sensu latente [basta questa frase a dimostrare la profonda differenza che è tra le idee del v. Hardt e quelle del V., che escludeva recisamente ogni sensus latens, cfr. Croce, op. cit., cap. IV]. Ovidii fabulæ, Metamorphoses, externo conspectu scena; sed pr scopo pœtæ historiæ sunt, Græciæ præsertim rerumpublicarum in Græcia mutationes, incrementa, fœdera bella, transactiones, gentium migrationes, colonica. Sic in fabula veritas, quæ colore adumbrata! umbra et color fictio, verità corpus verum sub veste pietà. Quandoquidem ergo et Græcia, sui per tempora, per fata, per bella, per studia nova, oblila, posteritas, nihil nisi umbram conspiciens, veri ignara, non nisi fabulas in ore habere cœpit».