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[CMA^] [CAPITOLO QUARTO]

RIPRENSIONE DELLE METAFISICHE DI RENATO DELLE CARTE, DI BENEDETTO SPINOSA E DI GIOVANNI LOCKE (a)

Laonde, se non s’incomincia

da un dio ch’a tutti è Giove,

non si può avere niuna idea né di scienza né di virtù. Cosi ha facile l’uscita la supposizione di Polibio, il qual dice che se fusser al mondo filosofi, non sarebber uopo religioni i. Perché le Metafisiche de’ filosofi debbon andar di concerto con questa Metafisica de’ poeti, in quest’importantissimo punto: onde dall’idea d’una divinità sono provenute tutte le scienze c’hanno arricchito il mondo di tutte l’arti dell’umanità; come questa Metafisica volgare insegnò agli uomini perduti nello stato bestiale a formar il primo pensier umano da quello di Giove, cosi gli addottrinati non debbon ammettere alcun vero in Metafisica che non cominci dal vero Ente, ch’è Dio.

(a) [Questo titolo nelV autografo è cancellato, e cancellato è altresì tutto il brano dalle parole: «E Renato delle Carte» fino al termine del capitolo. In guisa che quel poco che il V. avrebbe voluto che fosse restato {salvo poi in SN^ ad abolire tutto), ossia dalle parole: «. Laonde se non s’incomincia» alle altre: «dal vero Ente ch’è Dio», avrebbe dovuto essere cotichiusione del capitolo precedente. Ma si è preferito non tener conto del pentimento del V. {dericante forse dalla gran paura ch’egli aveva d’esser preso per panteista 2) e seguire, non ostanti le cancellature, il primo getto.]

> Si veda più su, p. 132, n. 1 e p. 174.

  • Su questa costante preoccupazioue del V. cfr. Croce, op. cit., cap. XII.