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234 LIBRO SECONDO — SEZIONE SECONDA CAPITOLO PRIMO

ripreso, quantunque con una particolar dissertazione i se ne giustificlii, però senza il primo principio della Provvedenza non può affatto aprir bocca a ragionare di diritto, come l’udimmo 2 da Cicerone dirsi ad Attico, il qual era epicureo, dove gli ragionò Delle leggi. Per tutto ciò, noi da questo primo antichissimo punto di tutti i tempi incominciamo a ragionare di diritto, detto da’ Latini «ius», contratto dell’antico «lous» (a): dal momento che nacque in mente a’ principi delle genti l’idea di Giove 3 Nello

{a) [CMA 3], ch’è ’1 retto del genitivo, che ci è rimasto, «lovis» dal punto che nacque.

henduntur, neque eundem peculiari Numinis cura foveri. Huius conditio non potest non miserrima concipi^, ecc. — Il P., dopo avere in questo stesso capitolo confutato, almeno a parole, l’Hobbes e lo Spinoza (clie sia confutazione a parole mostra di credere il V. quando in «SW^, 1. e, definisce l’ipotesi del P. «affatto epicurea obbesiana, che in ciò è una cosa stessa»), come già nel lib. I, e. 2, § C aveva confutato il Grozio (anche questa il V. reputava in SN^, 1. e, mera logomachia, facendo convenire t i semplicioni di Grozio» e «i destituii di Pufendorfio.... coi licenziosi violenti di Tommaso Obbes-;); soggiunge (§ 4): «Fatemur tamen universum genus humanum nunquam siinul et semel in mero statu naturali extìtisse, neque etiam existere potuisse, ideo quod divinarum auctoritate literarum persuasi, ex uno pari coniugum quicquid est mortalium originem ducere credamus». Ma qui, come già pel Grozio e per le medesime ragioni (cfr. Croce, 1. e), il V. non dà importanza a queste dichiarazioni.

^ Sam. Pdffendorfii, Apologia prò se et suo libro adversus Auctorem [il dr. losua Schwartz] libelli famosi cui titulus: «Itidex quarundam Novitatum, quas Dn. Sam. Puf. libro suo «De iure nat. et geni.» edidit conira Orthodoxa fundamenta [Lundini, 1672]», § 12, in Eris Scandica. qua udversus libros De iure noi. et genf: objecta diluuntur (Francof. a. M., Sumpt. Prider. Knochii, MDCLXXXVl), p. 22 sg.: «Postquam... ostenderam statum hominis alicuius solitarii in niundo inculto destituii fore miserrimum., inde ulterius infero; si aliquis saa-arum literarum cognitione carens et solo naturali lumine subnixus consideraverit mortalium primcevam indigentiaìn et itnbecillitatem, quani debiles sint, quam indigi omnium rerum ubi nascuntur; cum is utique rationis duetti colligere possit, aliquando genus humanum inititim cepisse: non aliier sibi persuadere potest quam peculiarem ctiram Numinis circa primam hominum stirpem intervenisse, quousque ipsi usu et meditatione, ac coniunctis inter se operis necessitaiibus suis prospicere didicissent».

2 Si veda p. 178, n. 1.

’ Un accenno a questa derivazione etimologica, a cui il V. tanto teneva, si trova già nel Grozio, il quale (Proleg, § 12) dopo aver ricordato clie Crisippo [in PluTARCH., De stoicorum repugnantiis, p. 4035 e] e gli altri stoici dicevano che non bisognava cercare l’origine del diritto se non in Giove, soggiunge: «.4 quo «lovis t> nomine <! ius ^ Latinis dictuìn probabiliter d/ci 7)o/es<». — Sulle varie etimologie di «ius» cfr. Giulio Capone, Di alcune jjarole indo-europee significanti «diritto», «legge», «giustizia» (Milano, 1893); il quale, p. 27, cita anche il V.

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