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ASPETTI PRINCIPALI DI QUESTA SCIENZA 225

e «autoritas» non aspirati. E l’autorità incominciò primieramente divina, con la quale la divinità appropiò a sé i pochi giganti ch’abbiamo detti, con propiamente atterrargli nel fondo e ne’ nascondigli delle grotte per sotto i monti; che sono l’anella di ferro con le quali restarono i giganti, per lo spavento del cielo e di Giove, incatenati alle terre dov’essi, al punto del primo fulminare del cielo, dispersi per sopra i monti, si ritruovavano. Quali furono Tizio e Prometeo, incatenati a,d un’alta rupe, a’ quali divorava il cuore un’aquila, cioè la religione degli auspici! di Giove; siccome «gli resi immobili per lo spavento» restarono con frase eroica detti a’ Latini «terrore defixi», come appunto i pittori gli dipingono di mani e piedi incatenati con tali anella sotto de’ monti. Dalle quali anella si formò la gran catena, nella quale Dionigi Longino ammira la maggiore sublimità di tutte le favole omeriche ^; la qual catena Giove, per appi uov are ch’esso è ’1 re degli uomini e degli dèi, propone che se da una parte vi si attenessero tutti gli dèi e tutti gli uomini 2, esso solo dall’altra parte opposta gli strascinerebbesi tutti dietro. La qual catena se gli Stoici vogliono che significhi la serie eterna delle cagioni con la quale il lor Fato tenga cinto e legato il mondo 3, vedano ch’essi non vi restino avvolti, perchè lo strascinamento degli uomini e degli dèi con si fatta catena egli pende dall’arbitrio di esso Giove, ed essi vogliono Giove soggetto al Fato. Si fatta autorità divina portò di séguito l’autorità umana, con tutta la sua eleganza filosofica di propietà d’umana natura, che non può essere tolta all’aomo nemmen da Dio senza distruggerlo; siccome in tal significato Terenzio ^ disse: «Voluptates proprias deoruni» (a), che la felicità di Dio non dipende da altri; ed

(a) e Vii’gilio 5 la moglie solenne «propriam uxoreni» ed Orazio, ecc.

1 II V. vuole alludere a Hom., //., 0, vv. 18-27; al qual passo, per altro, nessuno accenno è nel trattato di Longino.

2 Non già «tutti gli dèi e tutti gli uomini», sì bene: «Tiavxsg.... Osoì Tcàaai xs Géaivoci», dice Omero nel luogo citato.

3 Hekacliti Alleg. Hom., ediz. Mehler, e. 37, p. 73 sg.: cfr. Zeller, Die Phil. d. Gr., Ili, 1^ p. 335. Si veda più sopra, p. 187 sg.

  • Andr., V, 5, vv. 3-4, in cui Panfilo dice: «Ego deorum vitam propterea setnpiternam

esse arbitrar, Quod voluptates eoruni proprioe sunt». ^ Nei parecchi iìidices rerum virgiliani che ho consultati non trovo, né alla pa 15