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210 LIBRO SECONDO — PROLEGOMENI CAPITOLO TBRZO

narrataci bensì dalle greche favole, ma finora non avvertita, la quale nello stesso tempo ne darà un’altra storia fisica dell’universale Diluvio.

ossia nello stato ferino; e si soggiunge l’ipotesi che come, prima del Diluvio, «dalla confusione de’ semi j- dei discendenti di Set coi discendenti di Caino, cosi, dopo il Diluvio, dalla medesima confusione tra discendenti di Sem e discendenti di Cam e Jafet, erano nati i giganti. In •S’iV^, pur non essendovi più esclusione né esplicita né implicita, si fa tuttavia una piccola restrizione, e quindi passano attraverso lo stato ferino le razze di Cam, di lafet e «molti» della razza di Sem (cfr. più sopra p. 204, var. (6)); con che si escludono dall’imbestiamento alcuni pochi, e cioè il primo ceppo da cui in progresso di tempo derivarono gli Ebrei. In SN^, invece, sparisce anche il «molti» restrittivo, e dallo stato ferino non si salva proprio nessuno. — Come poi il V. riuscisse a mantenere in armonia con quest’ultima fase del suo pensiero il presupposto (enunciato, per colmo di contradizione, proprio nella Degn. C, in cui si parla delle «razze perdute degli tre figliuoli di Noè») di tutta la SN, cioè che vi fu un popolo, discendente per l’appunto da Sem, in cui per speciale privilegio di Dio, religione, morale, ecc., si formarono, a differenza degli altri popoli per rivelazione divina, e non naturalmente; tutto ciò né s’intende, né (ch’è quello che importa) si trova qualche frase che valga a indicarci come il V. si spiegasse la cosa. Si potrebbero a questo proposito fare parecchie ipotesi; ma esporle e discuterle eccederebbe di molto i confini di una nota.