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DEL DILUVIO UNIVERSALE E De’ GIGANTI 209

Quindi, come si è nelle Degnità i divisato, di tutto il primo mondo degli uomini si devono fare due generi: cioè uno d’uomini di giusta corporatura, che furon i soli Ebrei, e l’altro di giganti, che furono gli autori delle nazioni gentili; e de’ giganti fare due spezie: una de’ figliuoli della Terra, ovvero nobili, che diedero il nome all’età de’ giganti, con tutta la propietà di tal voce, come si è detto (e la sagra storia gli ci ha diffiniti «uomini forti, famosi, potenti del secolo»); l’altra, meno propiamente detta, degli altri giganti signoreggiati.

Il tempo di venire gli autori delle nazioni gentili in si fatto stato si determina cento anni dal Diluvio per la razza di Sem, e duecento per quelle di Giafet e di Cam, come sopra ve n’ha un postulato 2; e quindi a poco se n’arrecherà la storia fisica,

1 Degn. XXVII.

2 Mi maraviglio come il Garofalo non si sia accorto della contradizione (che pure non sfuggi al Finetti, op.cit., p. 17) in cui cade il V. in questo stesso capitolo, che comincia con l’asserzione che la razza dì Cam abbandonò la religione noaica subito dopo il Diluvio, seguita a breve distanza da quella di Giafet e in ultimo da quella di Sem; e termina con l’altra asserzione che la prima a cadere nello stato ferino fu la razza di Sem, a cui tennero dietro, cento anni dopo, l’una insieme con l’altra, quelle di Cam e di lafet. Né credo che qui si possa trattare di semplice trascorso di penna, e cioè che il secondo passo si debba leggere: ’ si determina a due cento anni dal Diluvio per la razza di Sem e cento per quelle di Giafet e di Cam» (ipotesi che neppure eliminerebbe in tutto e per tutto l’antinomia). Anzitutto il passo è uno di quelli su cui il V. tojnò parecchie volte. Infatti se la dicitura di SN^ è in q. 1. identica a SN^, in SN^, come si desume dall’autografo, il V. aveva scritto originariamente; «dugento anni per la razza di Cam e lafet e cento per quella di Sem»; espressione a cui poi sostituì quella data sopra nel testo. Si potrà obiettare (cosa poco probabile) che il V., appunto perchè s’era accorto d’una contradizione, avesse voluto correggerla, salvo poi, per una delle sue solite distrazioni, a eseguire una semplice inversione, pur credendo dì fare una correzione. E sia pure. Ma ciò non toglie che il pensiero di lui su quest’argomento sia continuamente contradittorio. P. e. proprio nel «postulato» a cui egli rimanda, e cioè nella Degn. XLII, si dice che «dentro tal lunghissimo corso d’anni le razze empie dei tre figliuoli di Noè fussero andate in uno stato ferino;•; il qual «lunghissimo corso d’anni» nella Degnità precedente è portato né a cento né a dugento, ma a «p i ù centinaia d’anni». — Noto a questo proposito che in una prima fase del suo pensiero il V. aveva esplicitamente esclusa la razza di?em dalla caduta nello stato ferino. — ^ Semus — si dice nel CI^, e. 9 — inter suos posferos veram Dei creatoris religioneìn, vera; religionis culiu innocentiam, innocentia humanam societatem, socieiate linguaìn usque ad Babylonis confusionem servavit». L’esclusione è attenuata, ma ancora implicita, in SN^, II, e. 12, in cui si parla solamente «delle razze... di Cam e di Giafet... mandate da’ loro autori nell’empietà e quindi dopo qualche tempo [qui non si fissano né cento né dugento anni dopo il Diluvio] da sé stessi iti nella libertà bestiale»,

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