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208 LIBRO SECONDO — PROLEGOMENI CAPITOLO TERZO

quella ch’abbisognava ne’ sagrifizi. E i Romani, con più accorgimento forse che i Grreci, che incominciarono a noverare gli anni dal fuoco che attaccò Ercole alla selva nemea per seminarvi il frumento (ond’esso, come accennammo neìl’Jdea dell’opera e appieno vedremo appresso, ne fondò l’olimpiadi i); con più accorgimento, diciamo, i Romani dall’acque delle sagre lavande cominciarono a noverare i tempi per lustri; perocché dall’acqua, la cui necessità s’intese prima del fuoco (come nelle nozze e nelr interdetto dissero prima «aqtia» e poi a igni»), avesse incominciato l’umanità (a). E questa è l’origine delle sagre lavande, che deono precedere a’ sagrifizi, il qual costume fu ed è comune di tutte le nazioni. Con tal pulizia de’ corpi e col timore degli dèi e de’ padri, il quale si troverà, e degli uni e degli altri, essere ne’ primi tempi stato spaventosissimo, avvenne che i giganti degradarono alle nostre giuste stature; il perchè forse 2 da «TzoXiz&icx.»j ch’appo i Greci vuol dir «governo civile», venne a’ Latini detto «polittis», «nettato» e «mondo».

Tal degradamento dovette durar a farsi fin a’ tempi umani delle nazioni, come il dimostravano le smisurate armi de’ vecchi eroi, le quali, insieme con l’ossa e i teschi degli antichi giganti. Augusto, al riferire di Suetonio 3, conservava nel suo museo.

(a) [CMA^] come appresso sarà dimostro; siccome viaggiatori riferiscono esservi ancor oggi nazioni selvagge che non hanno ancor inteso la necessità del fuoco. E questa, ecc.

1 Si veda p. 18. Non a Ercole, ma a Ifito la tradizione attribuisce l’origine delle olimpiadi.

2 Questo «forse» mostra che in fondo neppure il V. credeva troppo alla curiosa derivazione di «^oK^ms» da «TtoXtxeta», anch’essa indicata inesorabilmente dal Garofalo, p. 136, come uno degli errori commessi dal filosofo napoletano. Ma le strane e arbitrarie etimologie vichìane sono così frequenti e manifeste che è davvero puerile prendersi la briga di avvertirne il lettore. Ciò che piuttosto era da ricercare sono le cause (molto più profonde di quel che si soglia credere) che spinsero il V. a fantasticare il romanzo, mirabile per ingenuità, contenuto in questo capitolo, con cui egli dà inizio alla sua trattazione della «storia universale». E ciò ha fatto da par suo Benedetto Croce nella cit. monografia sul V., cap. XIII.

8 SvET., Oct., e. 7, dice che Augusto adornò il suo museo di cose notevoli per antichità e rarità, «guaita sunt Capreis iìtmanium b elluarum ferarumque [non si tratta quindi di sentitivi ìxm&ui] membra prcegrandia, quce dicuntur * gigantum ossa >’, el arma heroum». Cfr. le osservazioni del Corcia, riferite dal Garofalo, p. 136.