Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
DET, DILUVIO UNIVERSALK E De’ (4IGANTI 205
dovevan esser selvagge, ritrose {a) e schive, e si, sbandati per truovare pascolo ed acqua, le madri abbandonando i loro figliuoli, questi dovettero tratto tratto crescere senza udir voce umana nonché apprender uman costume, onde andarono in uno stato affatto bestiale e ferino. Nel quale le madri, come bestie, dovettero lattare solamente i bambini e lasciargli nudi rotolare dentro le fecce loro propie, ed appena spoppati abbandonargli per sempre; e questi — dovendosi rotolare dentro le loro fecce i, le quali co’ sali nitri maravigliosamente ingrassano i campi; — e sforzarsi per penetrare la gran selva, che per lo fresco Diluvio doveva esser foltissima, per gli quali sforzi dovevano dilatar altri muscoli per tenderne altri, onde i sali nitri in maggior copia s’insinuavano ne’ loro corpi; — e senza alcun timore di dèi, di padri, di maestri, il qual assidera il più rigoglioso dell’età fanciullesca; — dovettero a dismisura ingrandire le carni e l’ossa, e crescere vigorosamente robusti, e si provenire giganti. Ch’è la ferina educazione, ed in grado più fiera di quella nella quale, come nelle Degnità^ si è sopra avvisato. Cesare e Tacito rifondono la cagione della gigantesca statura degli antichi Germani, onde fu quella de’ Goti che dice Procopio 3, e qual oggi è quella de los Patacones che si credono presso lo stretto di MagagUanes; d’intorno alla quale han detto tante inezie i filosofi in fisica (6), raccolte dal Cassanione che scrisse De gigantihus ^. De’ quali
(a) affin di sfogar in esse la bestiale libidine,.... e quivi, dovendo spesso gli uomini abbandonare le donne, le donne gli uomini, e le madri, ecc.
(6) Perchè furon i giganti de’ poeti tanti e tali, cioè di grandi corpi e goffissimi, quali los Patacones, de’ quali, ecc.
1 II V. s’ispira qui a un pregiudizio ancor oggi diffuso nel popolino napoletano, vale a dire che abbia grande efficacia sullo sviluppo fisico dei lattanti il lasciarli a lungo bagnati nelle fasce.
2 Degn. XXVI.
^ Nel De bello goth. non trovo alcun passo che corrisponda, anche approssimativamente, a ciò che dice il V.; nemmeno quello additato a q. 1. dal Weber, e cioè Hist^ lib. V, p. 92 dell’ediz. Hoeschel. Credo invece che il V. abbia voluto alludere a Iornandes, De reb. get., I, 3, ove, per altro, parlandosi in generale degli abitanti della Scandinavia, si dice semplicemente che sono «■ Romnnis corpnre et aninio i/randiores i.
- Si veda p. 129, nota 1.