Pagina:Vico - La scienza nuova, 1, 1911.djvu/295

CAPITOLO PRIMO — DELLA SAPIENZA WKNERALMENTK 199

ci fa sentire la gran mancanza. Noi in questo libro ne trattiamo secondo la debolezza della nostra dottrina e scarsezza della nostra erudizione.

La sapienza tra’ gentili cominciò dalla musa, la qual è da Omero in un luogo d’oro dell’Odissea i difl&nita «sciènza del bene e del male», la qual poi fu detta «divinazione»; sul cui naturai divieto, perchè di cosa naturalmente niegata agli uomini, Iddio fondò la vera religione agli Ebrei, onde usci la nostra de’ cristiani, come se n’è proposta una Degnità 2. Sicché la musa dovett’essere propiamente dapprima la scienza in divinità d’auspici!; la quale, come innanzi nelle Degnità 3 si è detto (e più, appresso, se ne dirà), fu la sapienza volgare di tutte le nazioni di contemplare Dio per l’attributo della sua Provvedenza, per la quale da «divinari» la di lui essenza appellossi «divinità». E di tal sapienza vedremo appresso essere stati sappienti i poeti teologi, i quali certamente fondarono l’umanità della Grecia; onde restò a’ Latini dirsi «professori di sapienza» gli astrologhi giudiziari

  • . Quindi «sapienza» fu poi detta d’uomini chiari per

avvisi utili dati al gener umano, onde furono detti i sette sappienti della Grecia. Appresso «sapienza» s’avanzò a dirsi d’uomini ch’a bene de’ popoli e delle nazioni saggiamente ordinano repubbliche e le governano. Dappoi s’innoltrò la voce «sapienza» a significare la scienza (a) delle divine cose naturali, qual è la Metafisica, che perciò si chiama «scienza divina»; la quale,

(a) de’ filosofi dintorno alle divine, ecc.

1 Od., 6, 63: «xòv [Alcinoo] népi Moùo’ ècplXvjas, òLòoo S’ày^^óv -ce xaxóv xs». Cfr. IL, B, 485: «òiislg [0 museJ.Yàp 6ea( èoxe, n&psoxé te, loTS TS Ttavxa».

2 Degn. XXIV. ^ Degn. XL.

■* SvET., Tib., 14: < Trasylluni mathematiciim, quem ut sapientice prò fé s sorem [Tiberius] contubernio udmoverat», ecc. — Ma la frase, nella dicitura più frequente di «sapientice doctores», indica in generale i filosofi. — Tac, Hist., IV, b: «[Helvidius Priscus] doctores sapienl ice secuiits est, qui sola bona quce Jionesta, mala tantum qua! turpia: poteiiliain, nobilitatem, ceteraque extra animum neque bonis neque malis adnumerant». Gfr. Sincht Ann., XIV, 16; nonché Plin., Paneg., 47; Cels., De med., praef.