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xviii | introduzione dell'editore |
di manuali per le scuole elementari: ma tant’è, il Vico un po’ perchè costretto da dolorose ragioni pratiche, e molto più a causa del suo odio giustissimo contro gl’ingombranti in folio nei quali ai suoi tempi soleva essere ammannita la scienza, ci teneva assai. Il guaio era che codesta seconda specie di concisione si veniva a trovare in aperto dissidio con la perspicuità, nel modo strano in cui il Vico l’intendeva. Tavole, prospetti, spiegazioni, annotazioni, continue citazioni in extenso di cose già dette occupavano spazio assai; gli argomenti da trattare erano tali e tanti da fornire materia ad ampi volumi; e intanto non bisognava oltrepassare, a mo’ d’esempio, le quattrocento pagine. Pur mettendo i propri occhi e quelli dei lettori al rischio d’una malattia, mercè la scelta dei più minuti caratteri che offrissero le officine tipografiche di Felice Mosca, codesto era un laberinto senza via d’uscita; tranne che non si volesse sacrificare il necessario e l’utile a vantaggio del superfluo. E ciò per l’appunto fece il Vico, sopprimendo a volta a volta periodi, pagine e talora capitoli interi, indispensabili per intendere il nesso logico tra un’idea e un’altra; salvo poi a pentirsi della soppressione e a riaggiungere il già tolto, magari ampliato e quindi guastato nell’economia; e salvo ancora a pentirsi del pentimento e a risopprimere di nuovo, ma non del tutto, producendo per tal modo un nuovo guasto al già tanto martoriato testo. Una larga esemplificazione di quanto s’è fin qui asserito può esser data dalla fitta selva di brani soppressi o sostanzialmente mutati, che diamo nella nostra edizione a piè di pagina. Esemplificazione larga ma tutt’altro che completa, perchè essa in fondo mostra semplicemente i passaggi dalla prima all’ultima redazione della seconda Scienza nuova ma non dà i brani del Diritto universale e della prima Scienza nuova non rifusi nella seconda, e non poteva dare per manco di docu-