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176 LIBRO PRIMO — SEZIONE TERZA

gli avesse conceduto che vi sia Provvedenza divina i. Tanto le due sètte, stoica ed epicurea, sono comportevoli con la romana giurisprudenza, la quale pone la Provvedenza divina per principal suo principio!

(a) L’oppenione poi ch’i concubiti, certi di fatto, d’uomini liberi con femmine libere senza solennità di matrimoni non contengano uiuna naturale malizia (6), ella da tutte le nazioni del mondo è ripresa di falso con essi costami umani, co’ quali tutte religiosamente celebrano i matrimoni e con essi diffiniscono che, ’n grado benché rimesso, sia tal peccato di bestia. Perciocché, quanto è per tali genitori, non tenendogli congionti niun vincolo necessario di legge, essi vanno a disperdere i loro figliuoli naturali, i quali, potendosi i loro genitori ad ogni ora dividere, eglino, abbandonati da entrambi, deono giacer esposti per esser divorati da’ cani; e se l’umanità o pubblica o privata non gli allevasse, dovrebbero crescere senza avere chi insegnasse loro religione, né lingua, né altro umano costume. Onde, quanto é per essi, di questo mondo di nazioni, di tante belle arti dell’umanità arrichito ed adorno, vanno a fare la grande antichissima selva per entro a cui divagavano con nefario ferino errore le brutte fiere d’Orfeo, delie qual’i figliuoli con le madri, i padri con le figliuole usavano la venere bestiale; ch’è l’infame nefas del mondo eslege (e), che Socrate con ragioni fisiche poco propie voleva pruovare esser vietato dalla natura 2, essendo egli vietato dalla natura umana, perchè tali concubiti appo tutte

(a) Se voglia opporsi al secondo alcuno, che in questa mansuetudine d’atti e parole sia di mente più immane che non furono le fiere d’Orfeo e voglia appruovare a’ dissoluti ch’i concubiti, ecc.

(fe) egli fugga e si nasconda in ogni angulo più riposto del mondo, che sarà ripreso di tal sua falsa oppenione. Poiché le nazioni tutte, ecc.

(e) che determina nefari cosi fatti concubiti, de’ quali non potè intendere la ragione Socrate né gli altri (tra’ quali è Ugon G-rozio) che gli vennero appresso. Finalmente^ ecc.

1 CiC, De leg. I, 7: «Dasne igitur hoc nobis, Pomponi.... deorum immortalium vi, natura, ratione, potestaie, numine, aive quod est alkid verbum quo planius significem quod volo, naturarli omncm regi? Nani,»i hoc noti probas, ab eo nobis causa ordienda est potissirnum».

2 Xenoph., Metnorab. Socr., IV, 4, 19-23.