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166 libro primo — sezione seconda

de’ filosofi: perchè le genti n’ebbero i soli ordinari aiuti dalla Provvedenza; gli Ebrei n’ebbero anco aiuti estraordinari dal vero Dio, per lo che tutto il mondo delle nazioni era da essi diviso tra Ebrei e genti; e i filosofi il ragionano più perfetto di quello che ’l costuman le genti, i quali non vennero che da un duemila anni dopo» essersi fondate le genti. Per tutte le quali tre difFerenae non osservate, debbon cadere gli tre sistemi di Grozio, di Seldeno, di Pufendorfio.

cvi

Le dottrine debbono cominciare da quando cominciano le materie che trattano.

Questa Degnità, allogata qui per la particolar materia del Diritto natural delle genti, ella è universalmente usata in tutte le materie che qui si trattano. Ond’era da proporsi traile Degnità generali; ma si è posta qui, perchè in questa più che in ogni altra particolar materia fa vedere la sua verità e l’importanza di fame uso.

cvii

Le genti cominciarono prima delle città; e sono quelle che da’ Latini si dissero «gentes maiores», o sia case nobili antiche, come quelle de’ padri de’ quali Romolo compose il senato e, col senato, la romana città (a)1; come al contrario si dissero «gentes

    mente, che spia ne’ cuori degli uomini); e ’n forza di tal legge osservavano tutti i doveri dell’onestà, onde «giusto» nella lingua santa significa «uomo d’ogni virtù», per lo che gli Ebrei sono da Teofrasto2 chiamati «filosofi per natura». Per tutte le quali, ecc.

  1. (a) (tralle quali fu, come ne rapporta un’oppenione Suetonio, l’Appia Claudia co’ suoi vassalli, venutavi da Regillo); come al contrario, ecc.
  2. Il V. allude a un passo di Porfirio, De rerum animatorum abstinentia (riferito da Euseb., Præpar. evang., IX, 2), in cui si cita per l’appunto Teofrasto, a proposito del fatto che gli Ebrei, durante il periodo del digiuno, «ἄτε φιλόσοφοι ὂντες », parlano ogni giorno di Dio.