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Questa Degnità altresì dà i principii di scienza all’argomento di che scrisse il Giambullari1: che la lingua toscana sia d’origine siriaca; la quale non potè provenire che dagli più antichi Fenici, che furono i primi navigatori del mondo antico, come poco sopra n’abbiamo proposto una Degnità; perchè, appresso, tal gloria fu de’ Greci della Caria e dell’Ionia, e restò per ultimo a’ Rodiani.

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Si domanda ciò ch’è necessario concedersi: che nel lido del Lazio fusse stata menata alcuna greca colonia, che poi da’ Romani vinta e distrutta, fusse restata seppellita nelle tenebre dell’antichità.

Se ciò non si concede, chiunque riflette e combina sopra l’antichità, è sbalordito dalla storia romana, ove narra Ercole, Evandro, Arcadi, Frigi dentro del Lazio, Servio Tullio greco, Tarquinio Prisco figliuolo di Demarato corintio, Enea fondatore della gente romana. Certamente le lettere latine Tacito osserva somiglianti all’antiche greche2; quando a tempi di Servio Tullio, per giudizio di Livio, non poterono i Romani nemmeno udire il famoso nome di Pittagora ch’insegnava nella sua celebratissima scuola in Cotrone3, e non incominciaron a conoscersi co’ Greci d’Italia che con l’occasione della guerra di Taranto4, che portò appresso quella di Pirro co’ Greci oltramare.



  1. Origine della lingua fiorentina, altrimente «Il Gello», di M. Pierfrancesco Giambullari, accademico fiorentino (In Fiorenza, Appresso Lorenzo Torrentino, MDXLIX, Con Privilegio, in 16), passim; in cui il G. sostiene la tesi che, derivando il fiorentino dall’etrusco, e questo alla sua volta dall’arameo o siriaco, portato in Toscana da Noè, la lingua italiana sia di origine aramea o siriaca. Cfr. SN1, II, c. 62.
  2. 2 Ann., XI, 14.
  3. Si vegga p. 93.
  4. Si vegga p. 113.