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152 | libro primo — sezione seconda |
fese ed ammendar i torti privati; e dice tal costume esser de’ popoli barbari, perchè i popoli per ciò ne’ lor incominciamenti sono barbari perchè non sono addimesticati ancor con le leggi.
Questa Degnità dimostra la necessità de’ duelli e delle ripresaglie ne’ tempi barbari, perchè in tali tempi mancano le leggi giudiziarie.
lxxxvi
È pur aureo negli stessi libri d’Aristotile quel luogo ove dice che nell’antiche repubbliche1, Pol., V, 7 (9), p. 1310. i nobili giuravano d’esser eterni nemici della plebe (a)2.
Questa Degnità ne spiega la cagione de’ superbi, avari e crudeli costumi de’ nobili sopra i plebei, ch’apertamente si leggono sulla storia romana antica; che dentro essa finor sognata libertà popolare lungo tempo angariarono i plebei di servir loro a propie spese nelle guerre, gli anniegavano in un mar d’usure, che non potendo quelli meschini poi soddisfare, gli tenevano chiusi tutta la vita nelle loro private prigioni, per pagargliele co’ lavori e fatighe, e quivi con maniera tirannica gli battevano a spalle nude con le verghe come vilissimi schiavi.
- ↑ Non già nelle antiche repubbliche, ma vῦν ..... ̉εν ̉ενίαις ̉ομνύουσι,: «καί τᾣ δὴμᾣ κakóvous ἔσομαι καί βουλεύσω ̔́ο τι ́αν ̓ἓχω κακόν » — dice Arist.
- ↑ (a) come fu la casa nobilissima Appia alla plebe romana. Questa Degnità, ecc.
«luogo d’oro» (il quale, si badi, esprime un pensiero contrario a quello genuino di Aristotele, che non pone Stati senza leggi, almeno di carattere pedagogico, se non scritte); b) oppure il V. citava a memoria, per vaghi ricordi: e in tal caso è possibile che egli si riferisse realmente alla Polit., II, 5. pp. 1278-9 (ove Aristotele parla, non già di assenza di leggi, ma di leggi non scritte, di consuetudini), cui si potrebbe raccostare (tanto per ispiegare l’origine del «luogo d’oro»), Pol., III, 9, p. 1285; VI, 8, p. 1321-2 e VII, 2, p. 1323-5. Ma fra le due supposizioni preferisco attenermi alla prima, per qualche esempio non infrequente nello stesso V. (si veda, p. c., p. 73, n. 3.