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148 libro primo — sezione seconda

lxxvi

È volgar tradizione che la prima forma di governo al mondo fusse ella stata monarchica.

lxxvii

Ma la Degnità sessantesimasettima con l’altre seguenti, e ’n particolare col corollario della sessantesimanona, ne danno che i padri nello stato delle famiglie dovettero esercitare (a)1 un imperio monarchico solamente soggetto a Dio. così nelle persone come negli acquisti de’ lor figliuoli, e molto più de’ famoli che si erano rifuggiti alle loro terre, e si, che essi furono i primi monarchi del mondo, de’ quali la storia sagra hassi da intendere ove gli appella «patriarchi» cioè «padri principi». Il qual diritto monarchico fu loro serbato dalla Legge delle XII Tavole per tutti i tempi della romana repubblica: «Patrifamilias ius vitæ et necis in liberos esto»2; di che è conseguenza: «Quicquid filius acquirit, patri acquirit».

lxxviii

Le famiglie non posson essere state dette con propietà d’origine altronde che da questi famoli de’ padri nello stato allor di natura.

lxxix

I primi soci, che propiamente sono «compagni per fine di comunicare tra loro l’utilità», non posson al mondo immaginarsi né



  1. (a) un’ infinita libertà, ch’è tanto dire ch’un imperio infinito, solamente, ecc.
  2. Tra i frammenti delle XII Tavole non ve n’è alcuno così concepito. Ma è chiaro che il V. voglia alludere a un passo di Papiniano (in Collat. legum mosaicar. et romanar., 4,8): «Cum patri lex regia [e secondo la tradizione, Romolo: cfr. Dion. Alic., II, 26] dederit in filium vitæ necisque potestatem», ecc., — raffazzonato da esso Vico da qualche sua fonte, giusta l’arbitrario sistema di ricostruzione delle XII Tavole allora in voga, nel modo riferito nel testo.