Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
degli elementi | 145 |
«ilex», quasi «illex», l’elce (come certamente «aquilex» è ’l raccoglitore d’acque), perchè l’elce produce la ghianda, alla quale s’uniscou i porci; — dappoi «lex» fu «raccolta di legumi», dalla quale questi furon detti «legumina»; — appresso, nel tempo che le lettere volgari non si eran ancor truovate con le quali fussero scritte le leggi, per necessità di natura civile «lex» dovett’essere «raccolta di cittadini» (a), o sia il pubblico parlamento, onde la presenza del popolo era la legge che solennizzava i testamenti che si facevano «calatis
comitiis»; — finalmente il raccoglier lettere e farne com’un fascio in ciascuna parola fu detto «legere».
lxvi
Gli uomini prima sentono il necessario, dipoi badano all’utile, appresso avvertiscono il comodo, più innanzi si dilettano del piacere, quindi si dissolvono nel lusso, e finalmente impazzano in istrappazzar le sostanze1.
lxvii
La natura de’ popoli prima è cruda, dipoi severa, quindi benigna, appresso dilicata, finalmente dissoluta,
(a) [CMA3] o sia civil ràgunauza per comandarvi le leggi (onde la presenza del popolo solennizava gli atti legittimi tra’ Romani, e quindi i testamenti i quali si dicevano farsi «calatis comitiis», ch’erano per necessità di natura tutti nuncupativi, perchè i testamenti scritti furon appresso introdutti dal pretore, poi che s’era ritruovata la scrittura volgare); e a’ tempi barbari ritornati, ne’ quali erano radi coloro che sapessero di lettera, la pubblica ragunanza fu detta «parlamento». Finalmente, poi che fu ritruovata la scrittura volgare, fu da’ gramatici
con comune errore creduto che «lex» sia stata detta «a legenda», quando da «lex», per le origini delle lingue che dentro si truoveranno, deve venir esso «legere», che altro non è che raccoglier lettere. Tanto la scrittura è di sostanza della legge [SN2] E questa Degnità con l’altra antecedente tornano a rinniegare la sapienza riposta de’ fondatori de’ primi popoli.
- ↑ Traduzione letterale del «pecuniam.... vexant» sallustiano (Cat., 20).