Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
degli elementi | 139 |
al genere del «sappiente civile», da essi fantasticato Mercurio Trimegisto; perchè non sapevano astrarre il gener intelligibile di «sappiente civile» e molto meno la forma di civile sapienza della quale furono sappienti cotal’Egizi. Tanto gli Egizi nel tempo ch’arrichivan il mondo de’ ritruovati o necessari o utili al gener umano furon essi filosofi e s’intendevano di universali, sia di generi intelligibili!
E quest’ultima Degnità, in séguito dell’antecedenti, è il principio delle vere allegorie poetiche, che alle favole davano significati imivoci, non analogi, di diversi particolari compresi sotto
i loro generi poetici; le quali perciò si dissero «diversiloquia», cioè parlari comprendenti in un general concetto diverse spezie di uomini o fatti o cose.
l
Ne’ fanciulli è vigorosissima la memoria; quindi vivida all’eccesso la fantasia, ch’altro non è che memoria o dilatata o composta.
Questa Degnità è il principio dell’evidenza dell’immagini poetiche che dovette formare il primo mondo fanciullo.
li
In ogni facultà uomini i quali non vi hanno la natura, vi riescono con ostinato studio dell’arte; ma in poesia è affatto niegato di riuscire con l’arte chiunque non v’ha la natura.
Questa Degnità dimostra che poiché la poesia fondò l’umanità gentilesca, dalla quale e non altronde dovetter uscire tutte le arti, i primi poeti furono per natura.
lii
I fanciulli vagliono potentemente nell’imitare, perchè osserviamo per lo più trastullarsi in assembrare ciò che son capaci d’apprendere.
Questa Degnità dimostra che ’l mondo fanciullo fu di nazioni poetiche, non essendo altro la poesia che imitazione.