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138 | libro primo — sezione seconda |
vi si rifletta, il vero poetico è un vero metafisico, a petto del quale il vero fisico che non vi si conforma dee tenersi a luogo di falso. Dallo che esce questa importante considerazione in ragion
poetica: che ’l vero capitano di guerra, per esemplo, è ’l Goffredo che finge Torquato Tasso; e tutti i capitani che non si conformano in tutto e per tutto a Goffredo, essi non sono veri capitani di guerra.
xlviii
E natura de’ fanciulli che con l’idee e nomi degli uomini, femmine, cose che la prima volta hanno conosciuto, da esse e con essi dappoi apprendono e nominano tutti gli uomini, femmine, cose e’ hanno con le prime alcuna somiglianza o rapporto.
xlix
È un luogo d’oro quel di Giamblico, De mysteriis Ægyptiorum, sopra1 arrecato, che gli Egizi tutti i ritruovati utili o necessari alla vita umana richiamavano a Mercurio Trimegisto.
Cotal detto, assistito dalla Degnità precedente, rovescierà a questo divino filosofo tutti i sensi di sublime Teologia naturale ch’esso stesso ha dato a’ misteri degli Egizi.
E queste tre Degnità ne danno il principio de’ caratteri poetici, i quali costituiscono l’essenza delle favole. E la prima dimostra la natural inclinazione del volgo di fingerle, e fingerle con decoro; la seconda dimostra ch’i primi uomini, come fanciulli del gener umano, non essendo capaci di formar i generi intelligibili delle cose, ebbero naturale necessità di fingersi i caratteri poetici, che sono generi o universali fantastici, da ridurvi come a certi modelli, o pure ritratti ideali, tutte le spezie particolari a ciascun suo genere simiglianti; per la qual simiglianza,le antiche favole non potevano fingersi che con decoro. Appunto come gli Egizi tutti i loro ritruovati utili o necessari al gener umano, che sono particolari effetti di sapienza civile, riducevano
- ↑ Si vegga p. 80.