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134 | libro primo — sezione seconda |
sentis potentiæ; sive oh beneficia quibus erant ad humanitatem compositi (a)1.
xxxix
La curiosità, propietà connaturale dell’uomo, figliuola dell’ignoranza, che partorisce la scienza, all’aprire che fa della nostra mente la maraviglia, porta questo costume: ch’ove osserva straordinario effetto in natura, come cometa, parelio o stella di mezzodì, subito domanda che tal cosa voglia dire o significare.
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Le streghe nel tempo stesso che sono ricolme di spaventose superstizioni, sono sommamente fiere ed immani; talché, se bisogna per solennizzare le loro stregonerie, esse uccidono spietatamente e fanno in brani amabilissimi innocenti bambini.
Tutte queste proposizioni, dalla ventesimottava incominciando fin alla trentesimottava, ne scuoprono i principii della poesia divina, o sia della Teologia poetica; dalla trentesimaprima, ne dànno i principii dell’idolatria; dalla trentesimanona, i principii della divinazione (b)2; e la quarantesima finalmente ne dà con sanguinose religioni i principii de’ sagrifizi, che da’ primi crudi fierissimi uomini incominciarono con voti e vittime umanc. Le quali, come si ha da Plauto, restarono a’ Latini volgarmente dette «Saturni hostiæ»3i; e furono i sacrifizi di Moloc, appresso i Fenici, i quali passavano per mezzo alle fiamme i bambini consegrati a quella falsa divinità4; delle quali consegrazioni si ser-
- ↑ (a)[CMA3] Queste due Degnità, la prima assolutamente e la seconda per la prima e seconda parte, sono particelle della prima Degnità da noi qui sopra posta
- ↑ (b) (chè nacquero gemelle), e, ecc..
- ↑ Amph., IV, 2, vv. 15-6: "Nisi formam di meam hodie perduint; Faxo onustis bubulis sit cordis, Saturni hostia».
- ↑ Si veda più oltre lib. II, sez. III.