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120 | libro primo — sezione seconda |
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La Filosofia contempla la ragione, onde viene la scienza del vero; la Filologia osserva l’autorità dell’umano arbitrio, onde viene la coscienza del certo.
Questa Degnità per la seconda parte diffinisce i filologi essere tutti i gramatici, istorici, critici, che son occupati d’intorno alla cognizione delle lingue e de’ fatti de’ popoli; così in casa, come sono i costumi e le leggi; come fuori, quali sono le guerre, le paci, l’alleanze, i viaggi, i commerzi.
Questa medesima Degnità dimostra aver mancato per metà così i filosofi che non accertarono le loro ragioni con l’autorità de’ filologi, come i filologi che non curarono d’avverare le loro autorità con la ragion de’ filosofi; lo che se avessero fatto, sarebbero stati più utili alle repubbliche e ci avrebbero prevenuto nel meditar questa Scienza.
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L’umano arbitrio, di sua natura incertissimo, egli si accerta e determina col senso comune degli uomini d’intorno alle umane necessità o utilità, che son i due fonti del Diritto natural delle
genti.
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Il senso comune è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il gener umano.
Questa Degnità con la seguente diffinizione ne darà una nuova arte critica sopra essi autori delle nazioui, tralle quali devono correre assai più di mille anni per provenirvi gli scrittori sopra i quali finora si è occupata la critica.