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116 libro primo — sezione seconda

Questa Degnità è la cagione di que’ due comuni costumi umani: uno che «fama crescit eundo», l’altro che «minuit præsentia famam». La qual, avendo fatto un cammino lunghissimo, quanto è dal principio del mondo, è stata la sorgiva perenne di tutte le magnifiche oppenioni che si sono finor avute delle sconosciute da noi lontanissime antichità, per tal propietà della mente umana avvertita da Tacito nella Vita d'Agricola1 con quel motto: «Omne ignotum pro magnifico est».

ii


È altra propietà della mente umana ch’ove gli uomini delle cose lontane e non conosciute non possono fare ninna idea, le stimano dalle cose loro conosciute e presenti.

Questa Degnità addita il fonte inesausto di tutti gli errori presi dall’intiere nazioni e da tutt’i dotti d’intorno a’ principii dell’umanità; perocché da’ loro tempi illuminati, colti e magnifici, ne’ quali cominciarono quelle ad avvertirle, questi a ragionarle, hanno estimato l’origini dell’umanità, le quali dovettero per natura essere picciole, rozze, oscurissime (a)2.

A questo genere sono da richiamarsi due spezie di borie che si sono sopra 2 accennate3: una delle nazioni ed un’altra de’ dotti.

iii


Della boria delle nazioni udimmo4 quell’aureo detto di Diodoro Sicolo: — che le nazioni, o greche o barbare, abbiano avuto tal boria, d’aver esse prima di tutte l’altre ritruovati i comodi della



  1. 30.
  2. (a) Questa stessa Degnità dimostra la boria esser figliuola dell’ignoranza e dell’amor propio; il quale ci gonfia perciocché in noi sono troppo indonnate l’idee ch’abbiamo di noi medesimi e delle cose nostre, e con quelle come matti guardiamo le cose che da noi non s’intendono. — A questo genere, ecc.»
  3. Si vegga più su, pp. 68, 72-3.
  4. Si vegga più su, p. 68, nota 5.