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60 | libro primo - sezione prima |
era dissoluta, la quale, nonché tollerate o lecite, faceva oneste le meretrici; — la Teologia era piena di superstizioni, prestigi e stregonerie. E la magnificenza delle loro moli e piramidi potè ben esser parto della barbarie, la quale si comporta col grande; però la scoltura e la fonderia egiziaca s’accusano ancor oggi essere state rozzissime. Perchè la dilicatezza è frutto delle filosofie; onde la Grecia, che fu la nazion de’ filosofi, sola sfolgorò di tutte le belle arti ch’abbia giammai truovato l’ingegno umano: pittura, scoltura,
fonderia, arte d’intagliare; le quali sono dilicatissime, perchè debbon astrarre le superficie da’ corpi ch’imitano.
Innalzò alle stelle cotal antica sapienza degli Egizi la fondatavi sul mare da Alessandro Magno Alessandria; la qual, unendo l’acutezza affricana con la dilicatezza greca, vi produsse chiarissimi filosofi in divinità, per li quali ella pervenne in tanto splendore d’alto divin sapere che ’l Museo alessandrino fanne poi celebrato quanto unitamente erano stat’innanzi l’Accademia, il Liceo, la Stoa e ’l Cinosargi in Atene; e funne detta «la madre delle scienze» Alessandria e, per cotanta eccellenza, fu appellata da’ Greci «Πόλις», come «Ἄσυ» Atene e «Urbs» Roma. Quindi provenne Maneto, o sia Manetone, sommo pontefice egizio, il quale trasportò tutta la storia egiziaca ad una sublime Teologia naturale, appunto come i greci filosofi avevano fatto innanzi delle lor favole, le quali qui truoverassi esser state le lor antichissime storie; onde s’intenda lo stesso esser avvenuto delle favole greche che de’ geroglifici egizi (a)1.
Con tanto fasto d’alto sapere, la nazione, di sua natura boriosa (che ne furonomotteggiati «gloriæ animalia»2, in una città ch’era un grand’emporio del Mediterraneo e, per lo Mar Rosso, dell’Oceano e dell’Indie (tra gli cui costumi vituperevoli, da Ta-
- ↑ (a) e se ne dee ricordare ovunque si ragionerà la nostra Mitologia,e particolarmente nella Discoverta del vero Omero. — Con tanto, ecc.
- ↑ A quale fonte il V. abbia attinto questo motto non sono riuscito a trovare. Ma della boria egiziana parlano molti classici: cfr., p. e., Plin., Paneg., c. 31: «ventosa et insolens natio».
colo Panfilo, perchè questi mostra di credere all’esistenza di un’erba detta «ἀετὁς» e di altre trentasei erbe sacre negli oroscopi, di cui diceva d’aver trovata notizia «ἔν τὶνὶ τῶνεἲς Ἑρμῆν τὀν Αἰγύπτὶον ὰναφερομένων βιβλίων».