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46 | idea dell'opera |
antichi, come nelle occasioni ch’essi filosofi n’ebbero di destarsi a meditare altissime cose in Filosofia e nelle comodità d’intrudere nelle favole la lora sapienza riposta (a)1.
La seconda si truova essere statala Giurisprudenza eroica, tutta scrupolosità di parole (della quale si truova essere stato prudente Ulisse), la quale guardava quella che da’ giureconsulti romani fu detta æquitas civilis e noi diciamo «ragion di Stato»; per la quale, con le loro corte idee, estimarono appartenersi loro naturalmente quello diritto, ch’era ciò, quanto e quale si fusse con le parole spiegato; come pur tuttavia si può osservare ne’ contadini ed altri uomini rozzi, i quali, in contese di parole e di sentimenti, ostinatamente dicono la lor ragione star per essi nelle parole. E ciò, per consiglio della Provvedenza divina, acciocché gli uomini gentili, non essendo ancor capaci d’universali, quali debbon esser le buone leggi, da essa particolarità delle loro parole fussero tratti ad osservare le leggi universalmente; e, se, per cotal equità, in alcun caso, riuscivan le leggi non solo dure ma anco crudeli, naturalmente il sopportavano (b)2, perchè naturalmente tale stimavano essere il loro diritto. Oltreché, gli vi attirava ad osservarle un sommo privato interesse, che si truova aver avuto gli eroi medesimamente con quello delle loro patrie, delle quali essi soli erano cittadini; onde non dubitavano, per la salvezza delle loro patrie, consagrare sé e le loro famiglie alla volontà delle leggi, le quali, con la salvezza comune delle loro patrie, mantenevano loro salvi certi privati regni monarchici
sopra le loro famiglie. Altronde, tal privato grande interesse, congionto col sommo orgoglio propio de’ tempi barbari, formava loro la natura eroica, dalla quale uscirono tante eroiche azioni per la salvezza delle loro patrie. Con le quali eroiche azioni si
- ↑ (a) Onde nel secondo di questi libri (che fa quasi tutto il corpo di quest’opera) si fa uua discoverta tutta opposta a quella del Verulamio nel suo Novus orbis scientiarum, dov’egli medita come le scienze, quali ora si hanno, si possano perfezionare. Questa scuopre l’antico mondo delle scienze, come dovettero nascere rozzamente e tratto tratto dirozzarsi, finche giugnessero nella forma nella quale ci sono pervenute. La seconda, ecc.
- ↑ (b) tra per la ferocia de’ loro tempi e per un sommo privato, ecc.