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24 | idea dell'opera |
per ciò dinotare, la fiaccola, quantunque sia geroglifico di cosa umana, è allogata sull’altare tra l’acqua e ’l fuoco, che sono geroglifici di cerimonie divine; appunto come i Romani antichi celebrarono aqua et igni le nozze, perchè queste due cose communi (e, prima del fuoco, l’acqua perenne, come cosa più necessaria alla vita) dappoi s’intese che, per divino consiglio, avevano menato gli uomini a viver in società.
La seconda delle cose umane, per la quale a’ Latini, da humando,«seppellire», prima e propiamente vien detta humanitas, sono le seppolture. Le quali sono rappresentate da un’urna ceneraria, riposta in disparte dentro le selve; la qual addita le seppolture essersi ritraevate fin dal tempo che l’umana generazione mangiava poma l’estate, ghiande l’inverno. Ed è nell’urna iscritto «D. M.», che vuol dire: «All’anime buone de’ seppelliti»; il qual motto divisa il comun consentimento di tutto il gener umano in quel placito, dimostrato vero poi da Platone, che le anime umane non muoiano co’ loro corpi, ma che sieno immortali.
Tal urna accenna altresì l’origine tra’ gentili medesimi della divisione de’ campi, nella quale si deon andar a truovare l’origini della distinzione delle città e de’ popoli e, alfin, delle nazioni. Perchè truoverassi che le razze, prima di Cam, poi di Giafet e, finalmente, di Sem, elleno, senza la religione del loro padre Noè, ch’avevano rinniegata (la qual sola, nello stato ch’era allor di natura, poteva, co’ matrimoni, tenergli in società di famiglie), — essendosi sperdute con un errore, o sia divagamento ferino, dentro la gran selva di questa terra, per inseguire le schive e ritrose donne, per campar dalle fiere (delle quali doveva la grande antica selva abbondare) e, si sbandati, per truovare pascolo ed acqua, e, per tutto ciò, a capo di lunga età, essendo andate in uno stato di bestie, — quivi, a certe occasioni dalla divina Provvedenza ordinate (che da questa Scienza si meditano e si ritruovano), scosse e destate da un terribile spavento d’una da essi stessi finta e creduta divinità del Cielo e di Giove, finalmente, se ne ristarono alquanti e si nascosero in certi luoghi; ove, fermi con certe donne, per lo timore dell’appresa divinità, al coverto, coi congiugnimenti carnali religiosi e pudichi, celebrarono i matrimoni e fecero certi figliuoli, e, così, fondarono le famiglie.