Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
20 | idea dell'opera |
e puro che qui la Metafisica dev’avere, non lordo né sporcato
da superbia di spirito o da viltà di corporali piaceri; col primo de’ quali Zenone diede il Fato, col secondo Epicuro diede il Caso, ed entrambi, perciò, niegarono la Provvedenza divina. Oltracciò, dinota che la cognizione di Dio non termini in essolei, perch’olla privatamente s’illumini dell’intellettuali e, quindi, regoli le sue sole morali cose, siccome finor han fatto i filosofi; lo che si sarebbe significato con un gioiello piano. Ma convesso, ove il raggio si rifrange e risparge al di fuori, perchè la Metafisica conosca Dio provvedente nelle cose morali pubbliche, o sia ne’ costumi civili, co’ quali sono provenute al mondo e si conservan le nazioni.
Lo stesso raggio si risparge da petto della Metafisica nella
statua d’Omero, primo autore della gentilità che ci sia pervenuto, perchè, in forza della Metafisica (la quale si è fatta da capo sopra una storia dell’idee umane, da che cominciaron tal’uominì a umanamente pensare), si è da noi, finalmente, disceso nelle menti balorde de’ primi fondatori delle nazioni gentili, tutti robustissimi sensi e vastissime fantasie; e, — per questo istesso che non avevan altro che la sola facultà, e pur tutta stordita e stupida, di poter usare l’umana mente e ragione, — da quelli che se ne sono finor pensati si truovano tutti contrari, nonché diversi, i principii della Poesia dentro i finora, per quest’istesse
cagioni, nascosti principii della Sapienza poetica, o sia la Scienza de’ poeti teologi; la quale, senza contrasto, fu la prima sapienza del mondo per gli gentili. E la statua d’Omero sopra una rovinosa base vuol dire la discoverta del vero Omero (che, nella Scienza nuova la prima volta stampata, si era da noi sentita, ma non intesa, e in questi libri, riflettuta, pienamente si è dimostrata); il quale, non saputosi finora, ci ha tenuto nascoste le cose vere del tempo favoloso delle
nazioni, e molto più le già da tutti disperate a sapersi del tempo oscuro, e, ’n conseguenza, le prime vere origini delle cose del tempo storico; che sono gli tre tempi del mondo, che Marco Terenzio Varrone ci lasciò scritto (lo più dotto scrittore delle romane antichità) nella sua grand’opera intitolata: Rerum divinarum et humanarum, che si é perduta.
Oltracciò, qui si accenna che ’n quest’opera, con una nuova arte critica che finor ha mancato, entrando nella ricerca del