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Vico a non riconoscere i propri figli, da lui teneramente amati. Durò in un tale penosissimo stato un anno e due mesi, allorché, mancandogli le vitali forze per la somma ritrosia che aveva ad ogni qualitá di cibo, dovè sempre giacer nel letto, bevendo a lenti e dolorosi sorsi la morte. Alcuni giorni prima di esalare l’ultimo fiato, riacquistò l’uso dei sensi, e, come da lungo sonno destato, riconobbe i figliuoli e quei che gli eran d’intorno; del quale accidente quanto costoro rallegrati si fossero non è da dimandare. Ma un tal miglioramento però non gli fu ad altro giovevole se non a farlo avvertito della sua prossima fine. Quindi, da sé conoscendo che ogni umano rimedio gli riusciva vano ed infruttuoso, essendogli sopravvenuto un arresto al petto, che, attesa la gran prostrazione di forze, non avea modo di mitigare, da sé fe’ chiamarsi il padre Antonio Maria da Palazzuolo, dotto cappuccino e suo intimo amico, acciò gli avesse prestati gli ultimi amichevoli uffizi, assistendolo nel tremendo passaggio. Con la piú perfetta uniformitá al divino volere e chiesto perdono al cielo de’ commessi suoi falli, riconfortato co’ potenti soccorsi che Chiesa santa presta a’ suoi diletti figliuoli e ch’egli stesso avidamente richiese, recitando sempre i salmi di Davide, tranquillamente spirò nel di 20 gennaio 1744, avendo l’anno settantasei di etá sua trapassato.

Dopo la morte si avverò quel che molti anni prima, quasi da profetico lume ispirato, avea detto, cioè che la sventura l’avrebbe accompagnato fin dopo la morte. Un accidente fin allora inudito, e che con rossore, malgrado i vantati lumi del secolo, abbiam veduto ne’ giorni nostri rinnovellato, fece avverare una tal predizione.

Eran soliti i professori della regia universitá accompagnare alla sepoltura i cadaveri de’ loro trapassati compagni, lodevole costumanza che fra tante abolite ancora sussiste. Fissata l’ora dell’esequie del trapassato Vico, furon solleciti quasi tutti i professori di prestare quest’ultimo atto di gratitudine al loro estinto collega, portandosi nella casa di lui per associarne il cadavere. La confraternita detta di Santa Sofia, alla quale il Vico era ascritto, doveva partarlo a seppellire, come praticava con tutti