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presentare, del quale ho tutta la considerazione che merita, ed esibendole in ogni congiontura di suo servizio tutta la mia parzialità, prego Dio che la prosperi.

«Roma, 6 gennaio 1731.

Di Vostra Signoria affez. sempre

N. CARD. CORSINI»

Colmato il Vico di tanto onore, non ebbe cosa al mondo più da sperare; onde per l'avvanzata età, logora da tante fatighe, afflitta da tante domestiche cure e tormentata da spasimosi dolori nelle cosce e nelle gambe e da uno stravagante male che gli ha divorato quasi tutto ciò ch'è al di dentro tra l'osso inferiore della testa e 'l palato, rinnonziò affatto agli studi. Ed al padre Domenico Lodovici, incomparabile latin poeta elegiaco e di candidissimi costumi, donò il manoscritto delle annotazioni scritte alla Scienza nuova prima con la seguente iscrizione:

Al Tibullo cristiano - padre Domenico Lodovici - questi - dell'infelice Scienza Nuova - miseri - e per terra e per mare sbattuti - avvanzi - dalla continova tempestosa fortuna - aggitato ed afflitto - come ad ultimo sicuro porto - Giambattista Vico - lacero e stanco - finalmente ritragge.


Egli nel professare la sua facultà fu interessatissimo del profitto de' giovani, e, per disingannargli o non fargli cadere negl'inganni de' falsi dottori, nulla curò di contrarre l'inimicizie de' dotti di professione. Non ragionò mai delle cose dell'eloquenza se non in séguito della sapienza, dicendo che l'eloquenza altro non è che la sapienza che parla, e perciò la sua cattedra esser quella che doveva indirizzare gl'ingegni e fargli universali,