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metafisico e mattematico, ricco di riposta erudizione e per gli viaggi letterari salito in alta stima di letteratura appo il Newton, il Leibnizio ed altri primi dotti della nostra età, e per la sua tragedia del Cesare famoso nell'Italia, nella Francia, nell'Inghilterra. Il quale, con cortesia eguale a cotanta nobiltà, dottrina ed erudizione, in data degli 3 di gennaio 1728 così gli scrisse:

«Non poteva Vostra Signoria illustrissima ritrovare un corrispondente più versato in ogni genere di studi e più autorevole co' librari di quel che sia il reverendissimo padre Lodoli, che le offre di far stampare il libro dei Princìpi di una Scienza nuova. Son io stato un de' primi a leggerlo, a gustarlo e a farlo gustare agli amici miei, i quali concordemente convengono che dell'italiana favella non abbiamo un libro che contenga più cose erudite e filosofiche, e queste tutte originali della spezie loro. Io ne ho mandato un picciolo estratto in Francia per far conoscere a' francesi che molto può aggiungersi o molto correggersi sull'idee della cronologia e mitologia, non meno che della morale e della iurisprudenza, sulla quale hanno tanto studiato. Gl'inglesi saranno obligati a confessare lo stesso quando vedranno il libro; ma bisogna renderlo più universale con la stampa e con la comodità del carattere. Vostra Signoria illustrissima è a tempo di aggiungervi tutto quello stima più a proposito, sia per accrescere l'erudizione e la dottrina, sia per isviluppare certe idee compendiosamente accennate. Io consiglierei a mettere alla testa del libro una prefazione ch'esponesse i vari princìpi delle varie materie che tratta e 'l sistema armonico che da essi risulta, sino ad estendersi alle cose future, che tutte dipendono dalle leggi di quell'istoria eterna, della qual è così sublime e così feconda l'idea che ne ha assegnata.»