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tra’ quai torreggia la bella madre 520del vago sposo ú).

Né creder tutte le tue seguaci ch’abbiano in core quel c’hanno in viso.

525Vener te ’l dica

quai caldi voti pur d’esse alcune l’offron secreti.

Però non isdegnare 530ch’eschi meco a danzare.

In quest’aria vergognosa si ti voglio, o casta diva, e mi piaci cosi schiva, che mi sembri tu la sposa.

533Come ben la casti tade

fa piú bella la bellezza!

Prende piú che gentilezza un’amabile onestade.

Cosi ’nsegna il tuo diletto 540ad amare e riverire;

e cosi convien covrire,

bella sposa, l’ardor che nutrí in petto.

Ma tu non tutta spieghi,

Marte, qui la tua fronte,

545la qual sembra turbar cruccio importuno,

forse perché non tosto dopo Giove e, se bene m’appongo, innanzi Giove, io t’inchinai ch’uscissi a danzar meco?

In questa diva festa

550celebrata in Italia, ognor feconda

(1) L’eccellentissima signora donna Carmela di Sangro de’ duchi di Casacalenda [V.].