Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/269

che esprimono le parole, che io ho studiato di renderle tutte cose, per dire con brevitá e con abbondanza. Da che è venuta la folla de’ concetti, i quali, se ben si riflette, tutti servono al gran disegno, non solo della parte dottrinale ma anche lodativa, giacché per ben lodar la virtú non basta virtú chiamarla, ma per virtú dimostrarla nella sua essenza e nelle sue proprietá essenziali. Tanto piú che, nel caso mio, la lode del mio eroe particolare mi dovea far strada alla dimostrazione della virtú eroica in generale, anzi di qualsivoglia perfezione creata, per poi collazionar tutto coll’archetipo eroe e principio universale perfettivo cosi dell’ordine naturale come dell’ordine soprannaturale; cimentandomi fino ad additarlo e dimostrarlo nelle menti cosi angeliche come umane, nell’innata nozione ch’esse hanno del circolo, ove sta il principale intento dell’opera. È intento tanto nuovo che in niuno autore antico o moderno che sia, e che io sappia, se ne trova traccia o segnale: siccome non si trova in sant’Agostino, le di cui opere metafisiche io paragono alla natura, nella quale, siccome sono tutti i semi delle cose naturali, cosi in esse opere si trovano sparse e come principiate tutte le veritá. Dalle quali per altro ho ricavato i migliori lumi, ciò che fa il materiale del mio disegno, che posso dir tutto mio per la forma e tutto di sant’Agostino per la materia, tramischiata delle migliori notizie della mistica teologia e della moderna metafisica; siccome posso dire dello stile, che nel materiale sia tutto di Cicerone e dei primi autori toscani, e, per quel che

riguarda al formale, sia tutto mio, tirando io a fare e a stabilire non meno un nuovo sistema che un nuovo stile, per

purgare le veritá e i parlari da cento e mille e infinite super fluitá, e vorrei dir torcimenti, che non nascono dalla felicitá e perfezione della natura e dell’arte, ma si bene dal disordine e dalla corruzione d’entrambe. Ciò che mi ha portato la meditazione di piú anni.

Giacché, a dir il vero, la consaputa orazione od opera che vogliam dire, se ben prenda la sua epoca dalla morte di Benedetto decimoterzo, pure ella nasce da un’operetta metafisica che io cominciai tra i monti e avea per le mani tuttavia, alla