Pagina:Vico - Autobiografia, carteggio e poesie varie, 1929 - BEIC 1962407.djvu/244

volgo, molto meno per fine di vii guadagno. Per le quali ragioni tutte, datemi scrittori nobili dotti, ché le lor opere non posson essere ch’eccellenti.

Mi rallegro con la nostra etá che un signore di cotanto alto stato rinnovelli gli studi d’ intorno all’uomo, il quale, contemplato per tutti gli aspetti della vita morale, famigliare e civile, fa la materia perpetua della sapienza greca piú sana e robusta e della romana, quando quella prese a studiare e scrivere sulla greca, e di quella d’Italia nel Cinquecento, nel qual secolo tutta fervette in ricoltivare tal sapienza romana e greca; onde in tali tempi tutte e tre queste nazioni sfolgorarono di sublimi filosofi, poeti, storici ed oratori. I quali studi oggi si sono affatto abbandonati, perché il genio del secolo si disgusta di rincontrarsi nelle idee ottime della vita, onde si è dato tutto a coltivare studi che piú dilettino le menti che perfezionino gli animi e che quanto facilmente rendon paghi gli studiosi entro le solitudini, tanto gli rendono insoavi nella conversazione civile.

[Napoli, poco dopo il io decembre 1732].

LXII

DEL PADRE DANIELE CONCINA Comunica un brano di lettera di suo fratello Nicola in lode del Vico.

Fra Niccola Concina scrive a suo fratello che comperi i libri del signor Giambattista Vico con queste precise parole:

«Sovra tutto mi raccomando di comprarmi le opere tutte del signor Vico, che io stimo uno de’ piú grandi e piú profondi ingegni dell’Europa e fornito della piú recondita erudizione. È sottilissimo metafisico, sodo e perspicacissimo, di metodo veramente geometrico e concludente. Ma sarebbe a desiderarsi sommamente che per comune benefizio volesse spiegare molte cose che non si ponno intendere da quelli che non hanno il suo incomparabile ingegno e la sua arcana erudizione e le sue singularissime vedute. Se io fossi in mia libertá,