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rissi mo, il quale della schiava di cui esso, in vedendola passare per istrada, si era ferventissimamente innamorato, dice al suo amico Antifone:

... quid ego eius libi nunc faciem praedicem aul laudem, Anlipho, cum ipsum me noris, guani elegans forma rum spectalor siernf

— ecco i poeti che cantano le bellezze e le virtú delle loro donne per riflessione, che sono filosofi che ragionano in versi o in rime d’amore; — e chiude tutte le somme e sovrane lodi della sua bella schiava con questo senso poetico in questo motto spiegato con poetica brevitá: «In hac commotus sum», con cui lascia da raccogliere al raziocinio che la schiava sia piu bella e leggiadra di quante belle e leggiadre donne, e donne ateniesi, abbia giammai veduto, osservato e scorto un giudice di buon gusto delle bellezze;

3° e Cmaltxvecite perché i vostri componimenti sono propi de’ subietti di cui parlate, perché non gli andate a ritrovare nell’ idee de’ filosofi, per cui i subietti tali dovrebbono essere, onde le false lodi sono veri rimproveri di ciò che loro manca, ma gli rincontrate nell’ idee de’ poeti come in quelle de’ pittori, le quali sono le stesse e non differiscono tra loro che per le parole e i colori-, e s\ elleno sono idee delle quali essi subieni participano qualche cosa: onde con merito li compite contornandoli sopra esse idee, appunto come i divini pittori compiscono sopra certi loro modelli ideali gli uomini o le donne che essi in tele ritraggono, talché i ritratti in una miglior aria rappresentino gli originali che tu puoi dire che è quello o quella.

Per tutto ciò io me ne congratulo con essolei e con la nostra nazione, a cui Ella fará molta gloria. Le porto mille saluti che le manda il dolcissimo ornamento degli amici padre don Roberto Sostegni, e le bacio caramente le mani.

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