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I

AD ANTONIO MAGLIABECHI Invia gli Affetti di un disperalo.

Perché chiunque da bel disio di gloria non frale vien stimolato, le orme di coloro, li quali, nel sentiero onde al vero onore si avvia, tutti gli altri dietro lungo spazio lasciaronsi, è vago di riverire; io, con quelli sensi che la reverenzia a lei dovuta mi detta, una mia canzone mandandole, vengo a dichiararmi servitore di Vostra Signoria illustrissima, la quale, gli ameni studi delle buone lettere coltivando, con iscorno de’ passati, con invidia de’ presenti e con meraviglia de’ posteri, fatto ha ’l suo nome orrevole ed immortale. Non isdegni Vostra Signoria illustrissima e di annoverarmi tra quelli che amano di servirla, poiché la gentilezza del corpo della vertu una indivisibil ombra suol essere; c con J’alta sua mente, la quale di concetti non piú in umano intelletto caduti -è felicemente feconda, di questo mio debil componimento render giudizio.

E di bel nuovo dichiaromi, ecc.

Napoli, ii aprile 1693.

Il

ALLO STESSO

Invia la Canzone in morie di Antonio Caraffa.

La pregiatissima di Vostra Signoria illustrissima de’ 28 aprile mi ha destato nell’animo non so che superbia. Io non meglio ^spiegargliela posso se non dallo effetto che in me produce, poiché mi vado sopramodo altiero della mia umilissima servitú, che Ella ha degnato gradire. Laonde, per maggiormente