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anticurialismo sempre piú accentuato, die’ luogo nel 1686-93 a un clamorosissimo processo del Santuffizio, di cui ancora a principio del Settecento erano vivi gli strascichi politico-diplomatici. È assai probabile che il V. vi partecipasse o, almeno, lo guardasse con simpatia, come mostrano, tra altre circostanze, la sua stessa confessione di errori religiosi giovanili, ancora ricordati a Napoli nel 1720, eia sua fraterna amicizia con gli «ateisti» piú compromessi nel processo sopra ricordato: Giacinto De Cristofaro, Nicola Galizia e Basilio Giannelli. — La Filosofia naturale o, meglio, i Fundamenta physicae (1646) di Enrico Regio (Pierre Le Roy), sono effettivamente del Le Roy, non del Descartes, a cui furono attribuiti, ma che li sconfessò e confutò. — A un atteggiamento risolutamente anticartesiano il V. non giunse se non nel 1710, nel De antiquissima. Prima, era stato anch’egli cartesiano, ma a modo del Cornelio, del Caloprese e degli altri cartesiani napoletani, e cioè non accettando l’ostracisino che il gran Renato aveva dato alla poesia, alla storia, ecc., ossia a quella parte dello scibile che il V. chiamò poi «filologia». — Gregorio Caloprese da Scalea (1650-1715) fu quasi certamente conosciuto dal V. nel 1690 nell’accademia degli Infuriati, ove recitò una Lettura sopra la con cione di Marfisa, ecc. (Napoli, 1691), che, insieme con le note del medesimo Caloprese, del Severino e del Quattromaní alle poesie del Casa (Napoli, 1694), è forse il saggio piú cospicuo di critica letteraria avutosi a Napoli alla fine del Seicento e, in un certo senso, una delle fonti dell’estetica vichiana.

p. 20 — La prima edizione del Panegirico in lode dell’elettore di Baviera è Napoli, Novello de Bonis, 1694. — Il matrimonio di Vincenzo Carafa con Ippolita Cantelmo ebbe luogo a Napoli, con feste sontuosissime, il 16 luglio 1696: donde la data dell’epitalamio vichiano, restato per allora inedito e inserito poi nella Raccolta dell’Acampora (1701). La Cantelmo, una delle piú belle dame napoletane del tempo, era colta poetessa. Tra lei e il V. non tardò a stabilirsi una fraterna amicizia, divenuta piú salda dopo che nel 1709 ella tenne a battesimo una figliuola del filosofo, e questi riuscí nel 1710 a farla nominare pastorella arcade (Elpina Aroate). Dal magnifico elogio di lei inserito nell’Orazione in morte della Cimmino si desume che solesse altresí frequentare la casa del V. — Prima che nell’epitalamio per le nozze Carafa-Cantelmo, il carme catulliano « Vesper adest » era stato imitato dal V. in un altro epitalamio, composto a Vatolla nel giugno 1695 pel matrimonio della