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Questo luogo ed infiniti altri meriterebbono ben lunghi estratti, ma a noi non è permesso ora di farlo: basterá aver indicato in brieve il dissegno dell’opera. Vi si vede una mescolanza perpetua di materie filosofiche, giuridiche e filologiche; poiché il signor Vico si è particolarmente applicato a queste tre scienze e le ha ben meditate, come tutti coloro che leggeranno le sue opere converranno in questo. Tra queste scienze vi ha un si forte ligame, che non può uomo vantarsi di averne penetrato e conosciuto una in tutta la sua estensione senz’averne altresi grandissima cognizione dell’altre. Quindi è che alla fine del volume vi si veggono gli elogi che i savi (“) italiani han dato a quest’opera, per cui si può comprendere che riguardano l’auttore come intendentissimo della metafisica, della legge e della filologia, e la di lui opera come un originale pieno d’importanti discoverte W <0. Questo è quanto ne possiam noi qui dire, ed egli in veritá merita l’attenzione de’ leggitori; ma vi bisogna tempo per avvezzarsi alle sue idee ed al suo stile.

Cosi alla lettera che ’l signor Clerico privatamente gli avea scrittoi), come al rapporto e giudizio che ne avea stampato nella accennata Biblioteca , rispose il Vico con la seguente:

Claro viro Iohanni Clerico Iohannes Baptista Vico s. p. d.

Honorificentissimae literae tuae, vir clarissime, quas ad me anno superiore scripseras, hic Neapoli rumoribus agitatae aliter alias animos aflecere. Nam qui viri doctissimi et optimi nostris

(a) savans (dotti) — (d) comme une pièce originale et pieine de découvertes irnporlantes.

(1) Questi ivi sono tra gli altri don Giovanni Chiaiese, allora dottissimo lettor regio o di leggi o di canoni, or vescovo di Mottola; il padre Bernardo Maria Giacchi, sublime predicator capuccino; don Aniello Spagnuolo, coltissimo poeta, quanto a tutti caro per la dolce memoria della sua vita, tanto da tutti compianto per l’atroce morte datagli ad occhi veggenti da un selvaggio assassino. (Nota del Vico).

(2) Si veda sopra, pp. 42-3. [Ed.].